Perché a destra tutto congiura per Meloni

Alessandro De Angelis

La situazione, complice l’altrui goffaggine, congiura a suo favore. Anche durante l’intervista a Vespa in masseria, Giorgia Meloni si è limitata a dire (e sta all’opposizione), che se uno vuole andare a Mosca dovrebbe quantomeno avvisare il premier, per non rendere fragile l’immagine dell’Italia. È l’abc ma, di questi tempi, pare una statista in quel circo. L’uno (Salvini) è diventato una sorta di re Mida al rovescio, che produce distacco da tutto quello che tocca (compreso il referendum sulla giustizia), l’altro (Berlusconi) è una caricatura tardo sovietica di sé. Il paradosso di Giorgia è questo: gli alleati sono la sua polizza a vita, perché le assicurano una facile crescita, senza tanti sforzi. Basta un po’ di coerenza, un po’ di pragmatismo femminile (vuoi mettere che combina il testosterone), l’arte dell’attesa. Se, dopo aver fatto dimenticare le braccia alzate di Fidanza, mettesse mano alla classe dirigente, il vero limite, il gioco è fatto. Ma al tempo stesso la polizza di oggi è una zavorra perché, il minuto dopo il voto, la coalizione, già sfasciata oggi, inizierebbe a litigare.

Crescere per crescere o rischiare un’operazione politica? Questo il dilemma. Secondo il sondaggio dell’infallibile Ghisleri, Fdi, in coalizione, è attorno al 22 per cento ma, se andasse da sola, potrebbe arrivare al 24,9. E la suggestione della corsa solitaria gira in quel partito. È però destinata a rimanere lì, visto che nell’altro campo lavorano per l’ammucchiata. Servirebbe una legge elettorale, ma la Meloni non ha alcuna intenzione di affrontare il tema, perché la esporrebbe all’accusa di “inciucio”, e poi si è capito che nessuno la vuole cambiare. Guido Crosetto, tra i suoi più ascoltati collaboratori, le ha consigliato di rompere lo schema. Dentro la Lega, non è un mistero, Giorgetti, Zaia e Fedriga vorrebbero fare una sorta di Lega 2.0 ma, al momento, nessuno ha il fisico per sfidare apertamente Salvini. Quel che resta di Forza Italia è irriformabile. La mossa suggerita è un’Opa ostile: “Rifacciamo una cosa tipo Pdl, nello spirito, per coprire spazi che gli alleati non coprono più”. Consiglio alla base della convention di Milano con Tremonti, Pera, Nordio. Si sa, come sempre accade quando un partito ha il vento in poppa, da quelle parti c’è la fila di gente che vorrebbe entrare. Però lei nicchia, ce l’ha nelle corde ma fino a un certo punto perché depotenzierebbe la sua forza anti-establishment con volti vecchi.

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