L’atlantismo di Supermario

Secondo me, la vera differenza tra come l’America e l’Italia percepiscono la guerra in Ucraina, l’Alleanza della Nato e i rapporti bilaterali tra Roma e Washington è che negli Stati Uniti non si mette in discussione sul serio il fatto che l’Italia è un alleato leale: la politica estera dell’Italia guidata dal governo di Mario Draghi è considerata quella di un amico e alleato stretto, come quelle di Francia, Germania, Regno Unito e della maggior parte dell’Unione europea. In Italia, tuttavia, sembra chiaro che alcuni ex membri del governo gialloverde ed elementi dell’estrema sinistra abbiano preso al volo l’occasione dell’invio di armi per farne uno striscione politico: a me, in quanto osservatore, sembra che stiano cercando di attaccare Draghi per il suo impegno nella difesa dell’Ucraina e per l’invio di armi allo scopo di ritagliare spazio per loro stessi e raccattare quattro voti. Sorprende che alcuni di questi stessi critici in precedenza abbiano manifestato il loro pieno sostegno a Mario Draghi il 1° marzo 2022, quando ha informato il Parlamento italiano con queste parole: «L’Italia ha risposto all’appello del presidente Zelensky che aveva chiesto equipaggiamenti, armamenti e veicoli militari per proteggersi dall’aggressione russa». Finora i critici di Draghi hanno fallito perché non hanno saputo offrire un’idea alternativa, un’alternativa alle loro richieste di limitare o fermare definitivamente l’invio di armi in Ucraina. Guarda caso, hanno la tendenza a dimenticare che se Putin smettesse di usare le armi la guerra finirebbe, ma se l’Ucraina smettesse di difendersi per lei sarebbe la fine. Dopo tutto, sono trascorsi appena 16 mesi da quando Draghi si è insediato come primo ministro e ha evitato le ambiguità precedenti della politica estera italiana nei confronti della Russia, riaffermando con vigore la vocazione atlantica dell’Italia e la sua tradizione atlantista. Il suo pieno supporto alla democrazia liberale, la sua autorità morale e il suo status sulla ribalta internazionale saranno sotto i riflettori a Washington e ciò, in teoria, dovrebbe rendere gli italiani fieri del loro Paese. Invece, la gente ha paura e la stagione elettorale si sta avvicinando. —

Traduzione di Anna Bissanti

LA STAMPA

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