Il conflitto globale e il ritorno dei due blocchi

Gian Micalessin

Non illudiamoci. E non chiediamoci quando finirà. Domandiamoci, piuttosto, come continuerà. Parliamo della guerra tra Russia e Ucraina. Più passano le settimane e più quella guerra perde i suoi connotati regionali per assumere quelli di un conflitto globale tra Russia da una parte e Usa, Nato e Unione europea dall’altra.

La dimensione sovra-nazionale della guerra, anche escludendo a priori il rischio (non trascurabile) di un conflitto mondiale, non è destinata a esaurirsi. Se Kiev e Mosca riusciranno a imbastire un accodo negoziale per il cessate il fuoco resterà in piedi una conflittualità destinata a riportarci agli anni più duri della Guerra Fredda. Una conflittualità evidenziata dalle parole di Joe Biden pronto a liquidare il suo omologo russo come un «criminale di guerra» o, peggio, un «macellaio» che «non può rimanere al potere». Nonostante i precedenti di un Biden famoso per gli scivoloni verbali, quelle dichiarazioni non possono esser considerate semplici gaffe. Dietro quelle accuse monta e prende forma una «strategia di sicurezza» americana rivolta al completo isolamento della Russia e alla cancellazione di tutte quelle politiche di dialogo e confronto con Mosca perseguite dalla caduta del Muro di Berlino in poi. La segretaria al Tesoro Janet Yellen ha già fatto sapere di voler disertare tutte le riunioni del G20 di questa settimana in cui è prevista la partecipazione a distanza dei rappresentanti russi. Una strategia destinata a influenzare, a valanga, anche la condotta della Nato e quella di un’Europa divisa e priva di indirizzi strategici di ampio respiro.

A marzo il Congresso statunitense ha ricevuto la bozza, in forma riservata, della prima Dottrina di Sicurezza Nazionale dell’era Biden. Secondo le indiscrezioni raccolte dai media americani il documento, radicalmente modificato rispetto a una stesura ante-conflitto incentrata sulla Cina, ha come principale scenario «la sfida russa in Europa». Quello scenario, modulato sugli schemi più duri della Guerra Fredda non prevede né cooperazione né dialogo con una Russia identificata alla stregua di un nemico globale da isolare e indebolire con strategie di lungo termine. Strategie a cui è pronto ad allinearsi il summit dell’Alleanza Atlantica del prossimo giugno durante il quale verrà esaminata la richiesta d’adesione di Finlandia e Svezia. Quelle nuove entrate promettono – dal punto di vista militare – di allargare consistentemente il fronte dell’alleanza anti-Russia sul fronte settentrionale.

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