Ma ora è possibile il cessate il fuoco

Diciamo le cose come stanno: qualora si concretizzasse un accordo simile, questo ammonterebbe a un riconoscimento implicito del Cremlino della disfatta di questa guerra. Prima dell’invasione della Russia, l’Ucraina non era – e non aveva alcuna prospettiva di entrare – nella Nato. Ma prima dell’invasione poteva solo sognare garanzie di sicurezza statunitensi, tanto più una prospettiva di adesione all’Unione europea. Un accordo su queste basi rappresenterebbe una vittoria politica dell’Ucraina e una sconfitta del Cremlino. Le implicazioni politiche interne che questo avrebbe sono impossibili da prevedere oggi. Difficilmente, però, vedrebbero Putin saldamente al potere. Proprio per questo motivo, l’entusiasmo per lo spiraglio di pace non può distoglierci dal rischio che il presidente russo scelga la strada opposta. Putin, che sogna di diventare “Vladimir il Grande” al pari di Caterina, difficilmente ingoierà una sconfitta politica in Ucraina. Sconfitta per sconfitta, tanto meglio perdere in grande stile, in una guerra a tutto spiano contro l’Occidente. Ecco quindi che sempre ieri Putin ha rassicurato che la sua “operazione militare speciale” sta andando secondo i piani, ha accusato l’imperialismo dell’Occidente, sottolineato il rischio di attacchi batteriologici degli ucraini sostenuti dagli Stati Uniti, e parlato di nuovo del genocidio in atto nel Paese. Nella stessa direzione va l’appello russo a un sostegno militare della Cina: importante per il Cremlino politicamente, ancor più che strategicamente. Se la richiesta russa venisse accolta, Pechino metterebbe fine all’ambiguità di queste settimane, schierandosi apertamente con Mosca.

La prospettiva della pace deve quindi tradursi sia in un impegno incondizionato a perseguire il negoziato, ma anche – e purtroppo soprattutto – a non abbassare la guardia: la guerra rischia di essere ancora lunga e sempre più cruenta e pericolosa. Importante, dunque, incoraggiare il dialogo, continuando tuttavia sia a sostenere militarmente la difesa ucraina – come gli Stati Uniti che ieri hanno stanziato altri 800 milioni a tal fine –, sia inasprendo le sanzioni contro Mosca. Ad oggi non esiste ancora una chiara indicazione che Putin sceglierà la via del compromesso. Ogni distrazione dettata da un eccessivo entusiasmo per lo spiraglio apertosi ieri potrebbe paradossalmente rendere la pace più lontana.

LA STAMPA

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