Paul Kennedy: «L’economia della Russia non reggerà, come fu per l’Urss: è l’errore di Putin»

di Massimo Gaggi

Lo storico: «Il presidente russo è cambiato: ora più che Bismarck sembra il Grande dittatore del film di Chaplin»

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NEW YORK — «L’attacco all’Ucraina isola Putin su tutti i fronti: all’Onu come davanti all’Europa, mentre perfino il Kazakistan, stretto alleato di Mosca, rifiuta di mandare truppe in Ucraina. Guai, per lui, anche in casa: abbiamo visto tutti le scene del Consiglio di sicurezza russo e di come il presidente ha liquidato i tentativi, anche di uomini molto vicini a lui, di convincerlo a dare un’altra chance al negoziato. Non credevo, poi, che a Mosca e San Pietroburgo potessero inscenare proteste così tanti russi nonostante la dura repressione. Ma, al di là della condanna mondiale, Putin sta commettendo lo stesso errore dell’Unione sovietica di 40 anni fa: uno sforzo bellico sproporzionato rispetto alla realtà economica del suo Paese. Oggi può mettere a ferro e fuoco l’Ucraina, ma alla fine non credo che uscirà vincitore dalla sfida che ha lanciato».

Autore di molti saggi, a partire dal celeberrimo Ascesa e declino delle grandi potenze nel quale fin dalla metà degli anni Ottanta aveva previsto la caduta dell’Urss per overstretch (la terra dei soviet dissanguata dal trasferimento delle sue scarse risorse all’apparato bellico), tre mesi fa, in un’intervista al Corriere , lo storico Paul Kennedy, convinto che la Cina per ora non prenderà con la forza Taiwan, si era detto, invece, molto preoccupato per l’Europa: «Putin ha un’ossessione ideologica sull’Ucraina, vuole difendere la cultura russa nell’ex Urss ed è convinto di avere un ruolo speciale nel destino della Russia. Una combinazione molto pericolosa». Torniamo dallo storico di Yale ora che la sua profezia si è avverata.

Oggi Putin gestisce con feroce determinazione un attacco che ha preparato meticolosamente: sfida un Occidente mosaico di democrazie con interessi spesso divergenti e una Nato arrugginita e burocratizzata. Le sanzioni, se funzionano, daranno risultati tra mesi: adesso c’è solo l’eroica resistenza degli ucraini.
«Putin ci sembra forte perché ha speso il 70 per cento del bilancio del suo Paese per costruire nuovi missili, navi e aerei. Ma l’economia russa ha basi molto fragili. Oggi questo non appare con evidenza perché Mosca vive sui suoi sterminati giacimenti di petrolio e gas, oltre che sulle riserve di grano. È difficile, quindi, varare sanzioni di efficacia immediata. Quelle decise, comunque, morderanno nei prossimi mesi. Per ora l’attacco all’Ucraina continua, ma in esso Putin sta probabilmente gettando l’80 per cento delle sue forze militari effettive. Non so per quanto sia sostenibile e le sanzioni, col tempo, cominceranno a mordere. Invadendo un Paese sovrano, lui, in realtà, sta dando nuovo vigore alla Nato e alla Ue: le fa ringiovanire».

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