Giovani e lavoro: «Perché l’Italia è ultima in Europa»

di Beda Romano

È desolante il quadro che la Commissione europea ha tratteggiato in un recente rapporto sul mercato del lavoro nell’Unione europea. La situazione italiana è tra le peggiori in molti campi. Il paese è incredibilmente in fondo alla classifica quanto all’occupazione dei giovani, al lavoro delle donne o all’integrazione degli stranieri. In filigrana, la relazione comunitaria contiene una analisi severa sullo stato di salute del lavoro in Italia.

Il documento è lungo 160 pagine e ricco di tabelle e grafici. In una conversazione con Il Sole 24 Ore il commissario al lavoro, il lussemburghese Nicolas Schmit, 68 anni, ha accettato di approfondire l’analisi del contesto italiano, mettendo in guardia contro i rischi di crescente povertà e radicalizzazione politica, e accennando ad alcuni retaggi culturali, tra cui una storica abitudine clientelare.

UE: GIOVANI CHE NON LAVORANO, NON STUDIAMO E NON FANNO FORMAZIONE

Tutti i ritardi dell’Italia

L’Italia è ritenuta in una «situazione critica» quando si tratta di valutare il tasso di occupazione delle donne (insieme alla Polonia e all’Ungheria); la percentuale di coloro che abbandonano prematuramente gli studi (insieme alla Romania); la quota di coloro che non studiano, non sono in formazione né lavorano (insieme alla Bulgaria); il tasso di occupazione (insieme alla Grecia e alla Spagna); e infine il livello di reddito lordo disponibile pro capite (insieme a Cipro).

Il paese non è tra i primi in classifica in nessuno dei 16 settori presi in considerazione dalla Commissione europea. Si difende soltanto nella lotta alla disoccupazione, anche in quella di lungo periodo («situazione fragile, ma in miglioramento», nota Bruxelles). I dati alla base dell’analisi sono quelli più recenti, in alcuni casi anche del 2020 (anno dello scoppio
della pandemia), ma sappiamo che il dramma del mercato del lavoro italiano ha radici antiche e profonde.

«La situazione sociale riflette la situazione economica degli ultimi 20 anni, segnata da una profonda stagnazione – spiega il commissario europeo -. Il Fondo per la Ripresa è quindi una opportunità unica per introdurre misure economiche, migliorare la competitività del paese, promuovere l’innovazione, e modernizzare l’amministrazione pubblica. Il piano di rilancio presentato dal governo Draghi è un vero modello. Prevede circa 20 miliardi di euro da dedicare all’istruzione».

Per approfondire

Italia paese di giovani “Neet”, un’anomalia da correggere con il piano di rilancio

Un Paese a due facce

Rimproverare la crisi occupazionale all’austerità di bilancio non convince del tutto: tra il 2003 e il 2019 il debito pubblico è aumentato dal 105% al 134% del Pil (escludendo l’ulteriore balzo provocato dalla pandemia). Non c’entrano anche forme di clientelismo? «La bassa crescita pesa sul debito – risponde il socialista Schmit –. Non dimentichiamo che il paese da anni registra un attivo del bilancio primario. Gli investimenti pubblici sono mancati all’appello. Al tempo stesso è vero che vi sono nella società italiana particolarità storiche. Non sono uno specialista dell’Italia, ma è chiaro che il paese ha due facce. Da un lato è dinamico, innovativo, talentuoso. Dall’altro la società, o una parte di essa, non ha seguito questa evoluzione».

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