Corni di letame e fasi lunari: che cosa è e quanto vale l’agricoltura biodinamica

di Micaela Cappellini

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Martedì 8 febbraio, dopo l’ennesimo rinvio, alla Camera è cominciata la discussione sul disegno di legge per regolamentare l’agricoltura biologica, che il nostro Paese attende ormai da dodici anni. E puntuale come un orologio svizzero, non appena il testo si riaffaccia in Parlamento, si riaccendono le polemiche sull’agricoltura biodinamica. Corni di vacca riempiti di letame, vesciche di cervi o carcasse di ratti applicati ai terreni in base alle fasi della luna con l’obiettivo di renderli fertili. Teorie di Steiner per un’agricoltura in armonia con la natura, secondo alcuni. Stregoneria senza basi scientifiche, secondo altri.

Il disegno di legge 988 ha avviato il suo iter parlamentare nel dicembre del 2018, ha ottenuto l’approvazione con modifiche dal Senato a maggio dell’anno scorso e ora torna alla Camera, dove qualcuno già lavora a una mediazione per riformulare il comma dove si parla della tanto discussa equiparazione. La posta in palio? Sono i fondi pubblici alla ricerca: l’agricoltura biodinamica potrà attingervi solo se verrà equiparata a quella biologica.

Quanto vale il mercato

In Italia, secondo l’Osservatorio Sana di Nomisma, l’agricoltura biologica vale 4,6 miliardi di euro. Ma quanto vale, al suo interno, questo segmento dell’agricoltura biodinamica che tanto fa accendere le polemiche? Il primo punto è che trovare dati specifici solo per questo sottoinsieme del bio è piuttosto difficile. Gli unici disponibili sono contenuti nel Bioreport 2018, dove si legge che le aziende che applicano il metodo biodinamico in Italia sono 4.500.

Considerato che in Italia la galassia bio conta circa 70mila imprese, stiamo parlando di una fetta che a malapena supera il 6% del totale. Più complicato è capire quale sia il fatturato aggregato del segmento della biodinamica. Nel Bioreport gli unici dati economici sono riferiti al solo campione di 419 imprese che, a far data al 2018, facevano capo a Demeter. Di che cosa stiamo parlando? Dell’associazione privata di imprese, con casa madre in Germania, che nel 1930 ha registrato come marchio nel mondo la dicitura “biodinamico”, ed è quindi l’unica che può concedere a un produttore di fregiarsi di questo titolo, naturalmente dietro pagamento dei diritti.

Di queste 419 imprese certificate si sa che hanno un’estensione complessiva di 9.685 ettari, e che il fatturato medio ad ettaro è di 13.309 euro. La cifra è decisamente superiore alla media di 2.441 euro all’ettaro delle aziende biologiche, ma buona parte del motivo sta nel fatto che la maggior parte delle imprese biodinamiche fa vino, un’attività in cui la resa è tra le più elevate di tutta l’agricoltura.

Facendo un rapido calcolo, il giro d’affari annuo di queste 419 imprese è dunque di 129 milioni di euro. Come proiettare proporzionalmente questo dato sulle altre 4mila aziende biodinamiche esistenti in Italia è esercizio impossibile. Coldiretti, però, ci viene incontro: secondo le sue stime, il giro d’affari del biodinamico in Italia potrebbe essere attorno ai 200 milioni di euro. E torniamo così a una fetta, all’interno del mondo bio, intorno al 5 per cento.

Gli organismi di rappresentanza

A livello istituzionale, gli agricoltori biodinamici si dividono tra le principali associazioni agricole nazionali. Sotto il cappello di FederBio, la federazione che riunisce le principali sigle dell’agricoltura biologica in Italia, ci sono poi tre associazioni ad hoc: l’Associazione per l’agricoltura biodinamica, la Federazione Trentina Biologico e Biodinamico, e Demeter, appunto. Contro quest’ultima il premio Nobel per la Fisico Giorgio Parisi, in questi giorni tra i più accesi detrattori dell’agricoltura biodinamica, non ha avuto parole tenere: «Il marchio “Biodinamica” è di proprietà di una società multinazionale con fine di lucro, la Demeter Int., che con il riconoscimento legislativo acquisirebbe un vantaggio competitivo rilevante rispetto ai tanti agricoltori che con serietà, onestà e sacrificio si sforzano di rispettare i disciplinari dell’agricoltura biologica».

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