Bianchi, maturità e la scuola schiava delle sufficienze

Credo che dovessimo, tutti noi cittadini, essere informati prima del fatto che in due anni i nostri ragazzi hanno fatto sì e no quattro versioni di latino e due temi, così come ora ci rivelano alcuni degli studenti in piazza. C’era qualcuno a verificare che agli studenti fosse assicurata almeno la trasmissione di quelle conoscenze di base che avrebbero consentito loro di affrontare serenamente la prova finale, sulla quale, tra l’altro, sarà rilasciato loro un titolo di studio? Che cosa certificheranno i titoli di studio che rilasceremo quest’anno? Il falso? E come potranno affrontare il mondo del lavoro o il proseguimento degli studi questi ragazzi falsamente certificati?

Oppure le cose non stanno così? Perché gli insegnanti non difendono il loro operato? Non credo proprio che la maggioranza di loro abbia lavorato poco, così come sono convinta che molti studenti abbiano studiato in modo più che degno. Certo, con grande difficoltà, disagio e tristezza, ma hanno comunque lavorato. E cosa dovrebbero dire ora, se verranno privati dell’occasione di veder premiato il loro impegno? È possibile che chi ha lavorato bene voglia esser messo alla prova, alla fine del suo corso di studi. Invece questa generazione uscirà indistintamente con un marchio d’infamia, se le verrà negato un esame serio: il mondo del lavoro ne terrà conto. Virus o non virus, Dad o non Dad, non credo ci saranno sconti, o alibi.

Insomma, o hanno ragione i ragazzi a rifiutare gli scritti, e allora abbiamo davvero dato loro una scuola inadeguata e inutile; oppure abbiamo fatto tutto sommato una buona scuola, e allora i ragazzi non hanno scuse e dovrebbero accettare le prove scritte. Delle due l’una, non si scappa. Se aboliremo gli scritti, sarà da parte della scuola un’ammissione di colpa. Se li manterremo, sarà perché crediamo di aver fatto comunque un discreto lavoro, e anche perché confidiamo nella forza dei nostri giovani, capaci di affrontare – a diciannove anni, dopo tredici di studio – una prova. Noi, ben consapevoli del difficile momento che ci tocca vivere, li ammireremo molto se non si vorranno sottrarre.

LA STAMPA

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