Di Maio raduna le truppe anti Conte

Domenico Di Sanzo

Il nemico del mio nemico è mio amico. In mattinata, alla Farnesina, Luigi Di Maio e Virginia Raggi si vedono per circa un’ora. Quello che va in scena è l’incontro di due risentimenti e il bersaglio è Giuseppe Conte. Tra il presidente del M5s e il ministro degli Esteri le ruggini sono emerse dopo la partita del Quirinale. I rancori della Raggi risalgono all’ultima campagna elettorale per le comunali a Roma, quando l’ex sindaca si è sentita abbandonata a se stessa durante la battaglia per una riconferma difficilissima. Da allora Raggi non ha mai rinunciato all’idea di insidiare la leadership di Conte. Ed eccoli, Raggi e Di Maio, a discutere del futuro del Movimento. «È stato fatto un punto politico sul M5s», filtra dagli entourage. I due, disallineati su temi come i vaccini e il green Pass, con l’ex sindaca che liscia il pelo agli scettici e il ministro convinto pro-Vax, si trovano in sintonia «sulla necessità di un chiarimento interno». Nel gioco di ruolo del grillismo il titolare della Farnesina, ormai governista per definizione, fa asse con Raggi, sempre affezionata alle parole d’ordine del passato. Dal lato opposto l’altra strana coppia: l’azzimato giurista e il descamisado Alessandro Di Battista.

Di Maio e Raggi con il faccia a faccia di ieri pongono le basi per un’alternativa a un M5s schiacciato su Conte. Lontana la tentazione di un colpo di mano attraverso i cavilli dello Statuto. Un blitz possibile, perché il ministro, l’ex sindaca e Roberto Fico fanno parte del Comitato di garanzia. Un organismo che può sfiduciare il leader, ma solo con il parere favorevole del Garante Beppe Grillo e dopo un voto degli iscritti. L’impresa è ardita e i neo alleati lo sanno. Invece, se tutto dovesse precipitare, Raggi potrebbe seguire Di Maio in una nuova avventura. La scissione è l’extrema ratio che non viene esclusa dai diretti interessati. Nel frattempo l’ex capo politico tesse la tela e nel pomeriggio sente Chiara Appendino per un lungo «focus sulla situazione politica».

Dall’altra parte del cielo c’è Conte. Il professore vuole un’assemblea aperta agli iscritti, che potrebbe essere convocata a stretto giro. L’ex premier così intende blindarsi con una legittimazione dal basso. Ma Di Maio non teme la conta e anche per questo stringe il patto con Raggi, molto radicata tra i militanti romani e amata dalla base. Conte minaccia ritorsioni in un’intervista al Fatto quotidiano: «Di Maio dovrà rendere conto di diverse condotte, molto gravi». Mentre nel caos è tornata l’armonia tra il leader e Alessandro Di Battista. L’ombra di Dibba spaventa i parlamentari. Trenta eletti autonomi dalle due correnti potrebbero lasciare il M5s se rientrasse Dibba, mal visto nei gruppi di Camera e Senato.

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