Ucraina, la frenata tedesca: Berlino rallenta sulle sanzioni e non rinuncia al gas

Uski Audino

La Germania frena, punta i piedi, recalcitra all’idea di un conflitto militare con la Russia alle porte di casa. Finge di ignorare il tintinnar di sciabole e ripete il suo mantra: «Se ci sarà una violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina i costi saranno molto alti». Nel frattempo però, esportare “armi letali” rimane fuori discussione. E per uscire dall’isolamento in cui rischia di finire, dopo che gli alleati europei hanno fatto a gara per offrire sostegno all’Ucraina in termini di sistemi d’arma, Berlino cerca e trova la sponda dell’alleato francese. Il presidente Emmanuel Macron ieri è arrivato nella capitale tedesca per ribadire che sull’Ucraina tra i due Paesi c’è «unità»: «entrambi lavoriamo ad una de-escalation delle tensioni», per un dialogo con Mosca a tutti i livelli e formati possibili. Venerdì si sentirà con Vladimir Putin, mentre stamattina si comincerà a Parigi con il primo incontro del Formato Normandia a livello di consiglieri diplomatici. È la prima volta dal 2019 che tornano a sedersi allo stesso tavolo rappresentanti di Russia e Ucraina, con la mediazione di Francia e Germania. L’intenzione è rimettere in moto un discorso interrotto e provare «a imprimere una dinamica positiva» su temi concreti, ha spiegato Macron in conferenza stampa.

Ma le critiche al governo di Berlino rimbalzano sulla stampa tedesca, soprattutto sulla questione dell’export di armi. Tre giorni fa il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba si è detto «deluso dal continuo rifiuto della Germania di autorizzare la fornitura di armi difensive», in un’intervista a Welt, e il giorno dopo su Bild il sindaco della capitale ucraina, Vitali Klitschko, ha accusato Berlino di «tradimento» e di «omissione» di soccorso. Sorvolando sul fatto che le critiche maggiori trovano spazio sui quotidiani del gruppo Axel-Springer, come Welt e Bild, che non mancano occasione per rintuzzare il governo a guida socialdemocratica, è vero che la pressione su Berlino aumenta di giorno in giorno da parte degli Stati vicini. Come nella vicenda dei 9 obici di tipo sovietico D-30 dell’ex esercito della Ddr che l’Estonia vorrebbe dare all’Ucraina ma non può. Per farlo servirebbe l’autorizzazione tedesca. Grande imbarazzo a Berlino hanno suscitato poi le dichiarazioni nel fine settimana del vice-ammiraglio della marina militare Kay-Achim Schoenbach. Durante un incontro pubblico in India l’alto ufficiale ha definito il timore di un’aggressione russa in Ucraina un «nonsense», «la Crimea è perduta e non ritornerà mai», l’Europa «ha bisogno della Russia contro la Cina», e Vladimir Putin vuole solo «essere trattato con rispetto». Di fronte allo tsunami suscitato da tanta naiveté, il militare è stato costretto alle dimissioni, accettate a tempo di record dalla titolare della Difesa Christine Lambrecht.

La solidarietà offerta da Berlino all’Ucraina è di tipo diverso, ha ricordato ieri Scholz. Si concretizza nell’assicurare al Paese che rimanga terra di transito del gas russo, garantendo il prolungamento dei suoi contratti, si attua nei rapporti economici e nelle prospettive future di collaborazione su rinnovabili ed energia a idrogeno e sul piano militare, nel sostenere i costi di un ospedale da campo.

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