Natalità, istruzione e meritocrazia: i tre ingredienti per l’Italia del futuro

Motivazione

Il terzo problema riguarda le motivazioni delle persone. Nessuno parla più di premio al merito. Anche nel dibattito internazionale, la meritocrazia è in fase di stanca (vedi de Tyranny of Merit di Michal Sandel).

Se gli eccessi di un mondo basato sul merito vanno rigettati, il nostro paese ha sempre peccato nella direzione opposta, quello di un capitalismo relazionale e di un tentativo di promuovere un egualitarismo spinto (peraltro efficace più nelle parole che nei fatti).

Occorre invece premiare il merito per motivare le persone e questo deve essere fatto a partire dalla pubblica amministrazione, con un’adeguata formazione, con la misurazione sistematica dei risultati e col riconoscimento di tali risultati anche finanziariamente.

Si sta facendo qualche passo in avanti (aumentano nel 2022 gli stanziamenti per i premi agli insegnanti, il ministro Brunetta ha appena presentato il piano per la formazione dei dipendenti della pubblica amministrazione per i prossimi anni), ma non c’è abbastanza enfasi sull’importanza di quest’area rispetto alle altre individuate dal Pnrr. E ci deve essere la volontà da parte del sindacato di accettare l’introduzione di criteri di merito nella gestione del personale pubblico.

Non so se andremo a elezioni nel 2022. Ma, in ogni caso, entro la primavera del 2023 ci saranno elezioni generali. Spero che i tre sopracitati temi ricevano l’attenzione che meritano perché anche da essi, e non solo dalla disponibilità di infrastrutture fisiche, dipenderà il futuro di medio termine dell’economia italiana.

LA STAMPA

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