Massimo Galli, i tamponi bugiardi e la «batosta» di Omicron: «Curato in ospedale con anticorpi monoclonali»

di Stefania Chiale

Massimo Galli, ex primario dell’ospedale Sacco di Milano: «Al primo test rapido ero risultato negativo al Covid. Le tre dosi di vaccino hanno evitato il ricovero. Mi sono stati consigliati i monoclonali per i miei fattori di rischio»

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Massimo Galli, 70 anni

«Vaccinarsi, vaccinare i bambini e avere il massimo della cautela»: sono queste le tre raccomandazioni che ripete il professor Massimo Galli, 70 anni, ex primario di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano oggi in pensione, contagiato dalla variante Omicron nonostante una vita «claustrale», e c’è da credergli se confrontata con gli ultimi due anni passati in prima linea nella lotta al Covid. Ma non si legga l’ultima raccomandazione come una contraddizione: «La mia storia insegna che la prudenza non è mai troppa».

Come sta professore?
«Sto discretamente meglio rispetto ai giorni scorsi. Sono molto stanco, mi sento tutto rotto. Credo di essermi contagiato attorto al 31 dicembre nonostante abbia fatto in quei giorni una vita claustrale: ho visto poche persone, tutte trivaccinate e spesso tamponate. Non sono andato in ospedale, non ho visto pazienti».

Quali sintomi ha avuto?
«Il 3 sera ho iniziato ad avere un forte raffreddore e molto mal di gola, la notte tra il 3 e il 4 ho avuto febbre alta con brividi scuotenti, la mattina del 4 avevo 38 di febbre, disturbi intestinali, ero a pezzi, per fortuna però con una saturazione d’ossigeno sempre rassicurante. Una bella batosta. Tenga presente che il 2 ero risultato negativo al tampone rapido e il 4 invece positivo, sempre al rapido. Poi mi hanno rifatto il test, anche molecolare, in ospedale e nel frattempo il laboratorio di ricerca che ho diretto fino a un mese fa ha stabilito che si trattava di variante Omicron».

Lei è stato contagiato dopo aver fatto la terza dose. Questo le ha evitato la malattia grave?
«Ci tengo a dirlo, perché qualcuno ha avuto il cattivo gusto di tirare fuori la questione prima che la comunicassi io (come volevo fare) e inventando che sarebbero state le cure domiciliari e non le tre dosi a farmi stare meglio. Se non avessi avuto le tre dosi sarei stato un candidato perfetto per un’evoluzione negativa della malattia e per il ricovero. Ho fatto la cura con gli anticorpi monoclonali in ospedale perché mi è stato consigliato visti i miei fattori di rischio (una brutta embolia polmonare nel 2019, una storia di asma importante, una glicemia sfarfallante)».

Gli ospedali sono di nuovo in affanno: i ricoveri sono raddoppiati nel giro di un mese. Chi finisce oggi in ospedale?
«Soprattutto i non vaccinati, persone sprovvedute che attualmente ci stanno riempiendo i reparti».

Cosa sappiamo finora su Omicron?
«Allo stato attuale che ha una diffusione molto rapida. Alcune evidenze dicono che più una variante presenta mutazioni rispetto all’originale più è possibile che abbia una virulenza inferiore, ma non è stato così né per Alfa né per Delta (che invece si sono rivelate peggiori della variante originaria). Sarebbe auspicabile, ma “la troppa confidenza toglie la riverenza” diceva mia mamma: occorre un atteggiamento prudente».

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