Un pugnale alla gola della democrazia americana

“Un anno fa, in questo sacro luogo, la nostra democrazia è stata attaccata. La volontà popolare è finita sotto assalto. La Costituzione ha affrontato la minaccia più grave. Per la prima volta nella nostra storia, un presidente, che aveva perso le elezioni, ha provato a impedire il pacifico scambio di poteri, mentre una teppa violenta invadeva il Campidoglio. Hanno fallito. Questa è la verità: l’ex presidente degli Stati Uniti ha creato e diffuso una ragnatela di bugie sulle elezioni del 2020. Perché crede al potere, non ai principi ideali e vede i propri interessi al di sopra di quelli del paese… Il suo ego sconfitto pesava più della democrazia e della Costituzione. Non ha accettato di perdere… Non si ama il paese solo quando si vince. Non si è patrioti mentendo. Chi ha invaso Capitol Hill, e i mandanti, hanno puntato un pugnale alla gola della democrazia”: con queste parole il presidente democratico Joe Biden ha ricordato al paese, e al mondo, la storica giornata dell’Epifania 2021, quando supporter trumpiani, in armi e organizzati, hanno tentato un colpo di stato nella capitale.

Il discorso, echeggiato con toni analoghi da un intervento della vicepresidente Kamala Harris, segna una svolta nella politica della Casa Bianca. Eletto su una piattaforma unitaria, dopo mesi in cui ha tentato, secondo la sua tradizionale esperienza di senatore centrista, di dialogare con i parlamentari repubblicani moderati e con la destra del suo partito, guidata dal senatore della West Virginia Joe Manchin, Biden prende atto della realtà. 25 punti perduti in consenso da gennaio, inflazione più alta del previsto, Covid omicron a contagiare il paese a ritmi record, il ricordo della ritirata mal gestita da Kabul, la sua agenda di riforme sociali e ambientali stoppata al Senato da Manchin, fanno prevedere al pollster Nate Silver una sconfitta alle elezioni di Midterm peggiore di quelle subite da Barack Obama e Donald Trump, con la seguente perdita delle sottili maggioranze a Camera e Senato e la fine dell’iniziativa al Congresso fino alle presidenziali 2024.

La natura di Biden è la storia di un senatore abituato a negoziare con i colleghi del Grand Old Party repubblicano, e poi siglare il compromesso possibile. A 79 anni deve riconoscere, in ritardo e con riluttanza, che quel tempo è passato, l’America è divisa in due, non conciliabili, metà, con i repubblicani ammaliati dalla destra populista e nazionalista di Trump. Le voci raziocinanti, dal senatore Mitt Romney alla deputata Liz Cheney, sono azzittite, i leader del Senato, da Mitch McConnell a Lindsey Graham, che pure avevano condannato l’assalto a Washington, intimiditi dalla pressione della base fedele all’ex presidente. Ma anche tra i democratici, malgrado la mediazione alla Camera della Speaker Pelosi e al Senato del senatore Schumer (“prendetelo, è un ebreo” gridavano i rivoltosi), la voglia di intesa è minima, e ogni dialogo con l’opposizione viene vissuto come tradimento.

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