Beppino Englaro: “Il nostro Parlamento è disumano, ha paura di perdere voti e potere”

Come vi sentivate?

«Come due randagi che abbaiavano alla luna. Saturnia e Eluana erano una cosa sola, lei si è spenta come una candela accanto a lei, e mi diceva: non parlare, tanto non ti ascoltano, sprechi energie. Ma io non potevo tacere. Io ero anche la voce di Eluana. Se la ricorda la lettera che ci aveva scritto per Natale? “Noi tre assieme formiamo un nucleo molto forte basato sul rispetto e l’aiuto reciproco”. Come potevo non aiutarla? Come faceva Eluana a perdere il diritto di dire: no, grazie, lasciate che la morte accada».

Lei è cattolico?
«Sono agnostico, ma rispetto ogni convincimento: ognuno deve poter compiere la sua scelta. Credo in tutte le posizioni che rispettano il primato della coscienza personale. La sentenza della Cassazione che nel 2007 ci ha dato ragione ha chiarito che l’autodeterminazione terapeutica non può incontrare alcun limite».
Cosa pensa del caso di Mario, il tetraplegico che ha ottenuto, grazie alla sentenza della Consulta, il diritto al suicidio assistito, ma ora aspetta una legge che sblocchi le procedure.

«Leonardo Sciascia ha scritto un libricino, “Una vita semplice”, in cui un personaggio dice: “A un certo punto della vita non è la speranza l’ultima a morire, ma il morire l’ultima speranza”. Sono casi distinti: per Eluana dicevamo: lasciate che accada. Mario ha bisogno che si faccia qualcosa. E io penso che abbia il diritto di essere aiutato».
La politica cercò di fermarla. Il governo Berlusconi varò un decreto per impedirle di lasciar andare via Eluana nonostante le sentenze. Napolitano si rifiutò di firmarlo, in Parlamento ci furono parole terribili contro di lei. Cosa ricorda di quei giorni?

«La peste del linguaggio! Cosa non hanno fatto, cosa non hanno detto, ma non mi hanno mai scalfito sa? Penso a Gaetano Quagliariello che urlò: “Eluana è stata ammazzata”: come fa un accademico, un professore universitario, a esprimersi a quei livelli? Cosa gli si può dire a una persona del genere? Al governatore celeste Formigoni che ancora un anno fa diceva che dovevo lasciare mia figlia alle suore misericordine?».
Cosa pensa del Parlamento che tentenna sul fine vita?

«Non affrontano fino in fondo il problema perché hanno paura. Di perdere voti, di perdere il loro potere. Ma un Parlamento che non decide è disumano al massimo livello nei confronti di Mario. Più disumano di così, non potrebbe essere».

LA STAMPA

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