Perché Massimo Ferrero è in carcere? L’arresto per bancarotta e reati fiscali: tutte le accuse

di Carlo Macrì

I capi d’accusa contestano al patron della Sampdoria lo svuotamento di alcune società attraverso trucchi contabili che avevano come unico obiettivo l’arricchimento personale

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Dal nostro inviato a Paola (Cosenza)
L’arresto dell’ormai ex presidente della Sampdoria Massimo Ferrero, richiesto dalla procura di Paola e concesso dal gip riguarda il fallimento di alcune società di cui era amministratore di fatto Massimo Ferrero. Nelle carte si menzionano le società e i raggiri di denaro che l’ex presidente della società blucerchiata avrebbe ideato per sottrarre danaro ai creditori e per intascarli personalmente attraverso false operazioni, evitando anche di pagare tasse e contributi.

Per mascherare queste manovre – secondo la Guardia di Finanza di Paola, che ha avviato nel 2010 l’inchiesta, Ferrero in qualità di amministratore della società Elleme Group, il 13 febbraio del 2014 per coprire le sue attività illecite, aveva denunciato il furto di un’Audi S8tg all’interno della quale vi era custodita una borsa in pelle contenente tra le altre, tutta la documentazione contabile – libro giornale, registri Iva, libro inventari, verbali di assemblea, libro cespiti e registro verbali del consiglio di amministrazione della società Ellemme Group s.r.l. Massimo Ferrero è anche accusato di non aver versato imposte, contributi previdenziali e oneri accessori per un importo pari a 5.932.393,43. Era solito anche sottoscrivere contratti di leasing come quello stipulato in data 24 luglio del 2008 per l’utilizzo dell’imbarcazione Azimut, uno yacht di lusso.

Tutto questo in presenza di un debito tributario, al 31 dicembre 2017, di 497.628 euro e, a fronte di ricavi registrati nel corso dell’anno 2007 di 285.658 euro. Nonostante e in «assenza di una vera attività commerciale e di una vera struttura organizzativa della società e, tenuto conto dei bilanci degli esercizi precedenti per sostenere i costi aziendali e coprire i costi di gestione», si era impegnato a pagare rate di leasing per un importo pari a 600.000 euro per i primi due anni e 950.304 per i successivi otto anni. Insieme alla figlia Vanessa amministratrice di fatto della Ellemme Group, avrebbero predisposto un falso bilancio, causando il ritardo nel fallimento della società Ellemme, deliberato successivamente, a dicembre 2013.

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