“Grazie da noi bimbi”. Il saluto del banchiere rimpianto da tutti. Le lacrime dei figli: “Eri come Superman”

Le telecamere di Rete 4 portano le immagini nelle case degli italiani, mentre Gianni, amico di una vita, piange appoggiato alla transenna, fra le mani un libro autografato da Ennio. Sara, oggi presidente della Fondazione Mediolanum, piange il padre con l’abbraccio che solo una figlia può dare: «Che dono incantevole che tu sia mio papà». Massimo, l’amministratore delegato del gruppo, commuove e si commuove: «I banchieri non godono di simpatie, ma tu eri amato». Ancora di più da chi raccoglie oggi il testimone: «Quando ero un bambino, papà tu per me eri Superman. Poi sono diventato grande, ma tu per me sei rimasto Superman». Gli oratori descrivono piccoli episodi di un uomo grande. E affiora tutto lo spessore di una personalità battezzata nell’ottimismo e nella fede della sua terra. Forse, sia detto senza retorica, ha ragione Fedele Confalonieri che a Vittorio Macioce del Giornale aveva detto: «Per me Doris è un santo. Laico, ma pur sempre santo».

Si capisce che i preti impegnati nella celebrazione sono quasi imbarazzati, tanti sono gli episodi che potrebbero raccontare e si intuisce anche in filigrana che l’avventura di Mediolanum è figlia di quella cultura, di quella capacità di trattare il prossimo come uno di famiglia. «La settimana prima di morire – aggiunge don Bruno – Ennio mi ha fatto arrivare un messaggio che voleva far arrivare a tutti: Senza la fede è difficile, molto difficile superare le prove dell’esistenza, soprattutto le malattie. Ecco, io credo che questo sia il suo testamento spirituale». La fede e le opere. «Dall’Amazzonia all’Africa tante persone che lui ha aiutato oggi pregano con noi». Non è una festa, ma le esequie, così cariche di umanità, accendono una scintilla di eterno nel giorno in cui la biografia arriva all’ultima pagina. Il flauto di Andrea Griminelli accompagna il feretro all’uscita sulle melodie struggenti ed epiche di «Mission». La folla assiepata applaude, Silvio Berlusconi rientra nel furgone scuro stringendo la mano di Marta Fascina. Il governatore del Veneto Luca Zaia, quasi infastidito dalle telecamere, rivela: «Qualche tempo fa sono andato a trovare Doris all’ospedale di Castelfranco e sono rimasto con lui e Lina a lungo. Anche in quel letto di ospedale era sempre positivo». È stata la sua grande lezione. Rete 4 si congeda, un piccolo corteo accompagna la bara al cimitero del paese.

IL GIORNALE

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