Pandemia, il picco si avvicina. Cresce il pressing per l’obbligo vaccinale

Nonostante la proposta abbia trovato più di una sponda nel Pd e in Forza Italia, tra i governatori però aumentano i distinguo. Come quello del veneto Zaia che la giudica giuridicamente inapplicabile, così come il marchigiano Acquaroli.

Ma se le regioni tergiversano, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi punta sparato al bersaglio grosso, proponendo l’obbligo vaccinale «come unico strumento che ci può mettere al sicuro». Una mossa pensata guardando al danno per la ripresa delle attività economiche che potrebbe comportare il ritorno alle restrizioni, che divide però partiti e regioni.

Al partito dell’obbligo si è iscritto il Pd Francesco Boccia («non vedo altra strada»), l’Udc Antonio Saccone («sembra un’ipotesi sempre più realistica»), mentre il presidente di Italia Viva, Ettore Rosato, ritiene giusto l’obbligo, ma chiede di «insistere con il Green Pass». Non lo esclude il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ma non piace al presidente della conferenza delle regioni il leghista Massimiliano Fedriga, che si chiede se la conseguenza «non sia poi l’obbligo di licenziare gli italiani che non si vaccinano». Mentre il ligure Toti giudica «inimmaginabile un trattamento sanitario obbligatorio per milioni di persone».

Ed è per evitare spaccature che il governo ha deciso di accelerare sulla terza dose. Una delle ipotesi per contenere ulteriormente il contagio e accelerare sulla terza dose «potrebbe essere quella di ridurre l’intervallo tra il compimento del ciclo vaccinale primario e la dose booster da sei a cinque mesi» ha detto il coordinatore del Cts Franco Locatelli, ascoltatissimo da Draghi. Parole che aprono la strada alla terza dose in tempi stretti e per tutti.

LA STAMPA

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