Elezione Quirinale, la prima mossa di Letta e Conte. I dubbi del M5S su Gentiloni

di Giovanna Vitale

ROMA – Hanno continuato a sentirsi prima, durante e dopo le amministrative, ma era da più di un mese che non riuscivano a vedersi. Se lo erano promessi tante volte, nelle ultime settimane: troppe le e dirimenti le questioni da discutere a quattrocchi per rimandare ancora. E così ieri, dopo un veloce scambio di sms, ecco fissato l’appuntamento che di fatto apre la partita per il Quirinale e spiana la strada per una convergenza sempre più stretta tra Pd e M5S: già sperimentata nelle aule parlamentari, ma da consolidare sul piano elettorale. A partire dalle prossime Regionali siciliane dove, sulla scorta del buon risultato registrato alle comunali, il candidato governatore sarà deciso insieme.
Ore 13 da Settimio, ristorante alle spalle di Montecitorio. Enrico Letta e Giuseppe Conte appaiono sorridenti e rilassati: entrambi in giacca senza cravatta, vengono immortalati dalle telecamere del Tg3 intenti a consumare una veloce colazione di lavoro che avrebbe dovuto restare riservata. Intercettati dai cronisti, il moto di fastidio del segretario dem è evidente: “Non parlo di incontri privati”, taglia corto.
Più disponibile, ma non meno evasivo, il leader grillino: “Abbiamo avuto un confronto sulla manovra e le politiche post Covid”. Temi certo sul piatto – dal rifinanziamento del Reddito di cittadinanza alla condivisione sulle politiche di sostegno alle piccole e medie imprese – ma come antipasto e contorno, ché le portate principali erano altre. La trattativa sulla successione di Sergio Mattarella, innanzitutto

Una discussione ancora allo stato nascente e tuttavia indispensabile ai due commensali per fare il punto sulle rispettive strategie, verificando la possibilità di un’azione congiunta. L’uno e l’altro consapevoli che solo arrivando in seduta plenaria con un solido asse Pd-5S, in grado di esprimere un nome comune, si potrà sperare di stoppare le grandi manovre in atto nel centrodestra. E vincere la sfida cruciale di questa legislatura.
Ma è proprio sull’uomo da proporre al Colle che fra Conte e Letta si sarebbero registrate alcune dissonanze. Il segretario dem è infatti convinto, e lo ha ribadito all’ex premier giallorosso, che Mario Draghi debba restare a palazzo Chigi fino al 2023. Serve dunque un alto nome di alto profilo. Capace di allargare la platea dei grandi elettori – ai centristi e forse pure a Forza Italia. Un’ipotesi forte è certo quella di Paolo Gentiloni: il commissario europeo che i 5S hanno pure votato, quando decisero di tirare la volata ad Ursula von der Leyen per Palazzo Berlaymont.

Nessuno dei due leader e dei loro staff conferma che di nomi si sia parlato durante il pranzo. Ma è certo che Conte è arrivato all’appuntamento dopo aver raccolto dentro il Movimento molte voci contrarie a Paolo Gentiloni. Anche per via di quel sospetto che circola forte fra i grillini: il commissario agli Affari economici avrebbe giocato un ruolo nella caduta del Conte due. Molto meglio allora – gli hanno prospettato diversi ministri e parlamentari di peso – aprire a personalità come Romano Prodi, Walter Veltroni, persino Dario Franceschini, “gente che ha sempre avuto con noi ottimi rapporti”. Ma Gentiloni proprio no.

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