Assedio sovranista all’Ue, Draghi e Merkel provano ad arginarlo

Nelle conclusioni finali, il riferimento ai “diritti fondamentali e agli obblighi internazionali già restringe il senso dell’ipotesi”, dice Draghi. Anche se “la prima parte sembra un’apertura al finanziamento” delle barriere ai confini, “non è assolutamente così – assicura il premier – perché tutto questo dovrà essere proposto dalla Commissione, che è contraria, e approvato dal Consiglio Europeo, dove non siamo d’accordo in tanti, a cominciare da noi”. Anzi, aggiunge, “per una strana eterogenesi dei fini” il testo apre uno “spiraglio” alla ripresa della discussione sul nuovo patto per le migrazioni e l’asilo, rimandata a dopo le presidenziali francesi. Perché si tratta di un “invito a cambiare la struttura legale dell’Ue e la stessa von der Leyen ha detto che, con questo linguaggio, allora si può aprire la discussione sul patto, ferma da oltre un anno”.

Non è un contrattacco. È un tentativo di resistenza. La ‘nuova’ morsa sovranista sull’Europa fa leva sulle divisioni tra gli europeisti. Quando all’Europa Building la discussione sull’immigrazione prende quota a briglie sciolte, l’olandese Mark Rutte si lamenta dei movimenti secondari dei migranti dai paesi di arrivo verso il nord Europa. Anche questa spina si infila nella discussione e fa molto male all’Italia, prima indiziata dei movimenti che danno fastidio all’Olanda, ma anche alla Germania. Ne nasce un braccio di ferro lungo e complicato, risolto a fatica. La mediazione è di includere nel testo finale “l’equilibrio tra solidarietà e responsabilità”, la bozza “parlava solo di movimenti secondari”, riassume Draghi guardando il bicchiere mezzo pieno.

Resistenza, nelle divisioni. Lo stesso premier ammette per esempio che ci sono “posizioni molto divisive” sull’energia, “alcuni paesi vogliono includere il nucleare tra le fonti di energia non inquinanti”. Deciderà la Commissione a dicembre. E pure su cosa fare contro il ‘caro bollette’ non c’è unione: ieri la discussione si è prolungata anche su questo argomento. Draghi ha sottolineato la necessità di “preparare subito uno stoccaggio integrato con le scorte strategiche. Dobbiamo proteggere tutti i Paesi dell’Ue in egual misura”.

La sfida Polacca sullo stato di diritto riporta a galla tutte le tensioni messe sotto il tappeto in questi anni. “Le regole sono chiare – dice Draghi – In discussione non c’è una legge secondaria dell’Unione ma la primaria, il Trattato. E dunque non ci sono alternative. La Commissione non può far altro che andare avanti” nelle decisioni da prendere contro Varsavia: procedura di infrazione o blocco dei fondi del recovery. L’attivazione dell’articolo 7, che prevede la sospensione dei diritti anche di voto per quei paesi che violano le leggi dell’Ue, non è possibile perché – anche qui – non c’è unanimità tra i leader. Inoltre, “è necessario mantenere un dialogo con la Polonia”, continua Draghi, evidentemente esperto ormai di trattative e riconciliazioni con la parte sovranista del suo governo: la Lega. Gliene chiediamo conto in conferenza stampa: “L’adesione della Lega al governo – ci risponde – è stata decisa sulla base del principio che chi fa parte di questa maggioranza deve rispettare il diritto dell’Unione, l’euro. Nessuno degli altri leader europei ha posto domande su questo punto perché nessuno ha dubbi sul fatto che questo governo sia europeista”.

Cala il sipario sull’ultimo vertice di Merkel, si apre definitivamente lo squarcio tra le divisioni nell’Ue. “Potrebbe esserci la sensazione che coloro che hanno aderito all’Unione europea in un secondo momento si trovino nella posizione di dover accettare qualcosa che esisteva già quando sono entrati e che non abbiano il diritto di metterlo in discussione”, dice la cancelliera uscente. Ma “l’hanno accettato perché i Trattati erano ben noti, tutti li hanno firmati e ratificati”.

La leader tedesca prova a parlare con Morawiecki a quattr’occhi. Ma finora i suoi tentativi di riconciliare, il suo sforzo di trascinare gli altri leader europei sulla via del dialogo con Varsavia non pagano. Morawiecki se la intende di più con Le Pen, sull’idea di un’Europa delle nazioni, non unita, più disunita di quanto non sia già. “Lascio ora questa Unione europea sotto la mia responsabilità di cancelliera in una situazione che mi preoccupa. Abbiamo superato molte crisi, ma abbiamo una serie di problemi irrisolti”. Il saluto di Merkel è triste quanto le celebrazioni della sua ultima presenza tra i leader Ue.

L’HUFFPOST

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.