I timori del premier in vista del G20 due ipotesi per fermare Forza Nuova

Alessandro Barbera, Ilario Lombardo

ROMA. «Spazio web sottoposto a sequestro». Da ieri sera la scritta campeggia su uno sfondo bianco al posto della homepage del sito di Forza Nuova, il partito neofascista che è stato il gruppo d’ariete durante l’assalto alla sede nazionale della Cgil, a Roma. L’oscuramento della vetrina online decretata dalla Polizia postale potrebbe sembrare il preludio alla decisione più drastica di sciogliere il partito che affonda le sue radici nella mitologia del Duce, come chiedono Pd, M5S e Leu. Ma, andando a interrogare le fonti di governo che in queste ore stanno studiando la questione, la situazione appare più complessa.

Mario Draghi non ha preso una decisione. Non c’è alcun dubbio che il premier sia preoccupato dalle scene a cui ha assistito sabato: il delirio della protesta che si spinge fino alle mura esterne di Palazzo Chigi impensierisce anche in vista del G20 di fine ottobre, quando a Roma si ritroveranno i leader delle principali potenze globali. «Il presidente sta studiando il materiale che gli è stato fornito. Tutte le strade sono aperte» spiega una fonte di Palazzo Chigi. La mozione del Pd che chiede lo scioglimento fa leva sulla legge Scelba del 1953 contro la ricostituzione del Partito fascista. Draghi ha chiesto pareri di ordine costituzionale sulla base dei pochissimi precedenti: Ordine Nuovo nel 1973 e Avanguardia Nazionale nel 1976

Secondo l’articolo 3, le strade percorribili sono due. La prima: il ministro dell’Interno firma un decreto se a valle c’è una sentenza della magistratura che ha stabilito che i connotati di un’organizzazione, per violenza, propaganda e pericolosità, sono indubbiamente fascisti. La seconda: il governo decide, con un atto di pura volontà politica e senza il pronunciamento di un giudice, e il decreto passa dal Consiglio dei ministri. Al momento, una sentenza su Fn non c’è. Ai leader Roberto Fiore, Giuliano Castellino, alla militante Pamela Testa, e a Luigi Aronica, reduce dei Nar, sigla nera della lotta armata degli anni Settanta, finiti tutti in carcere in attesa di convalida dell’arresto, i magistrati contestano devastazione, saccheggio e istigazione a delinquere. Reati che potrebbero non essere sufficienti a reggere la tesi di ricostituzione del Partito fascista. A ogni modo, ci vorrà del tempo per una sentenza, tempo che potrebbe permettere al governo di uscire dalle sacche della polemica più calda di queste ore. Come è stato spiegato a Draghi, la prima soluzione prevista dalla legge Scelba è quella che fissa la regola. La seconda, invece, che permette di procedere senza l’impulso di una sentenza, è stata concepita come eccezione emergenziale. Dunque, presupporrebbe uno stato di urgenza tale da imporre una decisione squisitamente politica. Con tutte le conseguenze che questa scelta comporta. Nel caso concreto di Fn, Draghi si ritroverebbe il governo spaccato in due. Da una parte Pd, Leu e M5S, dall’altra il centrodestra, compresa Forza Italia, contraria all’ipotesi dello scioglimento. «Sarebbe come piazzare una bomba dentro il Cdm» sintetizza un’altra fonte di maggioranza. Come un indizio in tal senso sono interpretabili le parole pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la sua visita in Germania.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.