Zaia: «Chiariamo i dubbi, ma andiamo avanti in modo convinto»

di Cesare Zapperi

«È evidente che non abbiamo navigato con il vento in poppa. Ma tutta l’attenzione è stata concentrata sulle grandi città dove la Lega alle Comunali ha sempre fatto più fatica». Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia guarda alla tornata elettorale con l’occhio di chi sul suo territorio ha visto solo successi e invita a dare giudizi equilibrati.

I risultati di Milano, Bologna, Napoli, Torino e Roma non sono esaltanti.
«A Milano abbiamo avuto un solo sindaco della Lega e bisogna risalire al ’93-’97. A Torino e Bologna non siamo mai pervenuti. Al Sud non ne parliamo. Stavolta, portiamo a casa almeno i ballottaggi di Torino e Roma. E comunque usciamo dalla tornata elettorale con 69 sindaci in più».

Un po’ poco, visto quel che è successo a Milano, a casa vostra.
«Sicuramente potevamo fare meglio. Il sindaco uscente aveva appeal , era molto conosciuto e con solidi rapporti. Noi abbiamo commesso qualche errore da cui trarre insegnamento».

Salvini ha detto che si è sbagliato a designare tardi il candidato sindaco.
«Beh, non possiamo presentare il candidato una settimana prima dell’inizio della campagna elettorale. Chi aspira a guidare una amministrazione deve avere il tempo di elaborare un progetto e presentare un programma».

Non è stato un errore puntare su candidati civici?
«No, non è quello il tema. Se tu puoi contare su una star riesci ad affrontare la gara in tempi ristretti. Mi viene da pensare, per la mia passione per i cavalli, a Varenne. Gli bastava una sgambata ed era pronto a trionfare. Altrimenti, ci vuole tempo e pazienza per farsi conoscere. Cercando, se possibile, di non commettere passi falsi».

A cosa si riferisce?
«Mi pare che in piena campagna elettorale il candidato di Milano ha minacciato il ritiro ponendo un aut aut. Così si è indebolito da solo».

È un dato di fatto che la Lega abbia accusato un calo di consensi.
«Ma il voto delle Comunali non può essere paragonato a quello delle Europee o delle Regionali dove noi abbiamo brillato. Detto questo, non c’è stata alcuna débâcle. Gli alti e i bassi in politica sono come i corsi e i ricorsi di Vico. Il vero banco di prova è un altro».

Quale?
«Le elezioni politiche. Per quella sfida ci dobbiamo irrobustire, facendo leva su due componenti: una forte identità e la cultura di governo».

Quella dei governatori?
«Abbiamo tutto il tempo di dimostrare che siamo un movimento di lotta ma anche di governo. Sui territori abbiamo ricevuto il mandato popolare per guidare le amministrazioni e lo facciamo bene».

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