Giorgio Parisi: «Il mio Nobel per la Fisica a sostegno dell’intelligenza artificiale e del pianeta»

Quale, per esempio?
«L’intelligenza artificiale. Gli studi sono connessi a quelli fatti negli anni Ottanta. Molte cose sono già state utilizzate, ma molte altre possono essere ancora sfruttate. Ora vorrei io stesso riprendere in mano l’intelligenza artificiale per rimetterla in moto».

A che cosa serve l’intelligenza artificiale?
«A parte per giocare a scacchi molto meglio di come giochiamo noi? Oppure a riconoscere le facce su Facebook?»

Si, si certo...
«Parlando di cose importanti diciamo che i campi di applicazione sono tantissimi, molto pratici. Come per esempio, la possibilità di trovare nuovi medicinali».

Oppure? Cos’altro?
«La guida automatica dell’automobile. È un campo dove si sta andando avanti molto lentamente, ma penso che fra dieci anni ci si arriverà, così si ridurranno gli incidenti automobilistici. L’intelligenza artificiale ha la capacità di informarsi sul mondo esterno molto meglio dell’uomo. Però bisogna stare attenti, ci sono anche risvolti pericolosi dell’intelligenza artificiale».

Quali?
«Il sistema di armi letali non può essere lasciato in mano alle macchine. Non possono essere loro a decidere chi uccidere o meno. Parlo dei droni, non possono avere la capacità autonoma per decidere, chi colpire mortalmente, dietro ci deve sempre essere l’intervento umano».

Come si può evitare questo pericolo?
«È stata fatta una convention sulle armi chimiche, bisognerebbe farne una anche su questo».

Nei suoi studi ci sono altri risvolti importanti? Come quelli utili per risolvere i problemi dei cambiamenti climatici?
«Si gli studi di quarant’anni fa hanno avuto rilevanza nel sistema planetario e molti sono serviti per la comprensione standard dei cambiamenti climatici».

Cosa farà domani oltre che leggere le 17 pagine di motivazione del suo premio?
«Cercherò di rispondere ai messaggi che ho ricevuto oggi. Poi ho sentito dire che Draghi vuole vedermi».

Anche il presidente della Repubblica, no?
«Intanto con Sergio Mattarella ho già parlato al telefono».

CORRIERE.IT

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