Giovannini: “Arriva la svolta verde da 43 miliardi, sapremo tutelare imprese e famiglie”

Per ottenere la seconda tranche di fondi europei entro fine anno vanno centrati 51 obiettivi. Di questi 7 fanno sono vostri, a che punto siete?

«Alcuni degli impegni sono già stati raggiunti: due riforme – quella sulle procedure di approvazione dei progetti per il Tpl ed il trasporto rapido di massa e l’accelerazione dell’iter approvativo dei progetti ferroviari – hanno già tagliato il traguardo. Ci sono poi altri due obiettivi che sono vicini, su cui interverremo con atti di indirizzo oppure, interloquendo col Parlamento, in sede di conversione del Decreto infrastrutture, come nel caso della velocizzazione dei contratti di programma delle Fs. Ricordo anche che la proposta di legge delega per la riforma del codice dei contratti è stata approvata dal Consiglio dei ministri a giugno con 6 mesi d’anticipo».

La preoccupano di più i rincari molto forti delle materie prime? Come governo siete peraltro già intervenuti ma stanno in parte proseguendo. «Certamente è un rischio, perché non c’è solo un problema di prezzi ma anche di disponibilità delle materie prime. Gli analisti però indicano che la gobba che si è creata è probabilmente destinata a rientrare e in parte, penso al legname, è già rientrata. Stiamo seguendo con attenzione il tema, siamo già intervenuti con un provvedimento e se necessario interverremo ancora. Un’altra preoccupazione è quella della disponibilità del personale perché il settore delle costruzioni è già in una fase di surriscaldamento congiunturale, perché non c’è solo il Pnrr, ma anche il bonus 110% e si sono sbloccate tantissime gare».

Che problema vede qui?

«Il settore sta crescendo moltissimo e fin dall’inizio ci siamo domandati se a fronte di una stima di 100 mila unità di lavoro che genererà in media il Pnrr nel settore delle costruzioni nei prossimi 5 anni ci sarà abbastanza manodopera. Abbiamo chiesto all’Istat di fare una analisi ed è emerso che i disoccupati provenienti dal settore delle costruzioni sono circa 200 mila, ma in alcuni casi potrebbero scarseggiare professionalità specifiche. Sono tutti problemi che stiamo monitorando e che abbiamo iniziato ad analizzare prima ancora che si percepissero questi rischi, confrontandoci con le associazioni imprenditoriali per evitare che un settore che già in forte pressione possa incontrare strozzature di offerta».

In parallelo col caro-materiali c’è anche il caro energia ed il caro bollette. Che tra l’altro, per toccare un tema a Lei caro, stando a certi commenti getta un’ombra sulla transizione ecologica perché una parte importante di questa fiammata è legata ai rincari dei certificati Co2.

«In effetti, questa componente pesa per il 20%, il forte aumento riguarda il prezzo del gas. Draghi lo ha già detto: noi dobbiamo fare la transizione ecologica, energetica in primo luogo; questa avrà certamente dei costi, ma devono e possono essere gestiti. In un momento come questo, il governo intende intervenire per evitare, come ha già fatto mesi fa, che l’aumento dei prezzi dell’energia ricada in particolare sulle famiglie più fragili. Ma la conversione ecologica è una necessità, oltre che una opportunità. E’ vero che la competenza in materia è del ministro Cingolani, ma il nostro Ministero sta prendendo tutte decisioni che vanno in questa direzione: dall’acquisto di bus ecologici al rispetto degli obiettivi del Green new deal per tutti i piani di fattibilità tecnico-economica dei progetti infrastrutturali, agli investimenti nelle ferrovie, alta velocità ma anche reti regionali, che ci consentirà di abbattere in modo molto consistente le emissioni, oltre che ridurre le disuguaglianze, anche territoriali, a favore del Sud. Tutto, non solo il Pnrr ma anche le altre politiche della mobilità, va nella direzione di favorire la transizione ecologica, in particolare a favore di chi rischierebbe di essere lasciato indietro. E per questo abbiamo anche bisogno di una riforma del trasporto pubblico locale, perché il Tpl oggi serve una quota della popolazione decisamente inferiore rispetto a quanto avviene in altri Paesi».

State preparando una riforma del Tpl, con che obiettivi?

«Il rapporto che ho trasmesso alle commissioni parlamentari, frutto del lavoro della Commissione guidata dal professor Bernardo Mattarella, va proprio nella direzione di aiutare chi non può permettersi un’auto, non solo di aumentare l’efficienza del sistema. Penso che, d’intesa col Parlamento, già ad inizio del 2022 si potrà varare una riforma profonda. Puntiamo ad un servizio di qualità, ecologicamente sostenibile e molto più diffuso di quanto non sia oggi».

In vista della ripresa e della riapertura delle scuole quest’anno sono state triplicate le corse aggiuntive. Primo bilancio?

«Ho incontrato i prefetti delle città metropolitane, le aziende di trasporto e lunedì i sindacati: in generale il feedback che abbiamo ricevuto è stato positivo, ma stiamo monitorando continuamente la situazione e non sono emerse difficoltà generalizzate. Come avevamo previsto, ci sono dei punti critici che però sono affrontati dai tavoli prefettizi, come nel caso di Bari che non aveva ancora introdotto orari differenziati e ora invece l’ha fatto. Il lavoro è ancora in corso per valutare le criticità e aggiustare il tiro: i fondi sono ampi e quindi si possono fare altri aggiustamenti».

LA STAMPA

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