Afghanistan, l’altro volto dei talebani tra proteste, spari e morti

A Kabul, intanto, il traffico ha ripreso con intensità quasi normale. I benzinai funzionano regolarmente, gran parte dei negozi e dei mercati alimentari ha riaperto. Ma i talebani utilizzano metodi brutali per riportare l’ordine. La gente teme le migliaia di criminali liberati dalle prigioni durante la presa della città la settimana scorsa. Nei pressi del palazzo presidenziale le loro pattuglie in mattinata avevano catturato alcuni giovani sospettati di furto. Senza alcun processo sono stati frustati, le loro facce imbrattate di nero e in segno di disprezzo fotografati con le scarpe in bocca. I giornalisti locali accusano di essere stati maltrattati a Jalalabad e nei pressi dell’aeroporto di Kabul. La situazione resta molto tesa: i talebani controllano l’accesso al terminal e non esitano a ricorrere alle armi per evitare ingorghi. Ieri nella provincia di Bamiyan i miliziani hanno fatto saltare in aria una statua che raffigurava Abdul Ali Mazari, un leader della minoranza etnica hazara ucciso nel 1996.

Gli americani e gli alleati della coalizione internazionale continuano l’evacuazione. Circa 5.000 soldati Usa stanno mettendo in sicurezza l’area, l’altra notte hanno sparato in aria. Ci sono anche 25 soldati italiani incaricati di controllare le liste dei locali aventi diritto di partire per Roma. Vola solo la coalizione, restano interdette tutte le tratte civili.

CORRIERE.IT

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