Fine vita, Speranza scuote la politica. Fico: Parlamento in colpevole ritardo

FEDERICO CAPURSO

ROMA. «Sul fine vita il Parlamento è in colpevole ritardo». Non ci gira attorno, parlando con La Stampa, il presidente della Camera Roberto Fico. «Il legislatore – prosegue – deve assumersi le proprie responsabilità. Auspico una accelerazione da parte delle forze politiche affinché la legge approdi in Aula entro l’anno». Da sempre sensibile al tema, il presidente della Camera chiede un cambio di passo all’indomani dello scambio di lettere pubblicate su questo giornale tra Mario, un malato tetraplegico a cui non viene riconosciuto il diritto all’eutanasia, e il ministro della Salute Roberto Speranza, che ha risposto al suo appello promettendo un «lavoro silenzioso» e il coinvolgimento delle Regioni.

I governatori tacciono. Anche il presidente della Conferenza Stato-Regioni, Massimiliano Fedriga, resta silenzioso di fronte alla richiesta di aprire un tavolo con il governo per garantire le disposizioni della Corte costituzionale. Speranza preme per offrire alle Asl una procedura uguale su tutto il territorio nazionale e per valutare l’adeguatezza dei comitati etici regionali che dovrebbero vagliare, in tempi brevi, le richieste dei malati. Mina Welby, moglie di Piergiorgio, sui comitati etici non ha dubbi: «Dovrebbero essere più preparati, svolgono un ruolo profondamente importante. Dovrebbero prendere in carico la vita delle persone e studiare il modo migliore di assisterle fino alla fine». E infatti, dopo la lettera del ministro della Salute, Mario torna a chiedere «tempi certi per l’attivazione delle procedure previste dalla sentenza». Perché un anno, per veder riconosciuto il proprio diritto a non soffrire più, è un tempo infinito. Eppure Paolo Pelaia, presidente del Comitato etico regionale delle Marche da cui Mario aspetta una risposta, si rifiuta di spiegare le ragioni di questi ritardi, perché «in questo momento – dice – sono in ferie».

E intanto, il referendum promosso per depenalizzare l’eutanasia prende slancio. Nel primo giorno in cui è possibile firmare anche online e non più solo ai banchetti per strada, vengono raccolte «18mila firme digitali in tre ore», esulta l’ex radicale Mario Staderini, tra i promotori del quesito insieme all’associazione Luca Coscioni e al parlamentare Riccardo Magi. La raccolta firme si chiuderà a fine settembre, ma è stata già raggiunta quota 400 mila. Ne mancano, dunque, solo 100mila: un obiettivo a portata di mano, assicurano i promotori. Nel frattempo, però, Filomena Gallo, dell’associazione Coscioni, chiede a Speranza un «intervento immediato del governo» per garantire le disposizioni della Corte costituzionale, perché non basta «la necessità di un accordo con le Regioni». Anche i radicali sbuffano di fronte alla risposta di Speranza, di cui apprezzano la prontezza, ma «il contenuto – scrivono in una nota – ci lascia scettici e dubbiosi». Tra procedure, protocolli e tavoli da aprire con le Regioni, fanno notare, rischia di passare troppo tempo. Anche per questo, ribadiscono, «l’unica soluzione è il referendum». Chi ancora non ha preso posizione, in questi giorni di dibattito, è il Vaticano. Una prima voce dalla curia si è però sollevata ieri. Quella del vescovo di Imola, Giovanni Mosciatti, che ha usato l’esempio della pandemia per tratteggiare un mondo in cui c’è «voglia di vivere» e di «non lasciar morire».

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.