Maurizio Costanzo: «Io, un curioso malinconico innamorato di Maria e della tv»

È il primo uomo famoso che ha sposato una donna che è diventata più famosa di lui. O per lo meno quanto lui.

«È una cosa bellissima, pensi alla seccatura di tornare a casa e trovare una moglie immobile che si domanda: caro, ma io ora che cosa faccio?».

La cito: quando ho incontrato Maria ho avuto l’impressione che fosse la donna che mi avrebbe chiuso gli occhi.

«Non subito, però è vero che presto mi sono detto: è la donna nella mano della quale vorrei morire».

Innamorato come un pischello?

«Un tempo si chiamava trasporto».

Al liceo classico immaginava che avrebbe avuto questo successo con le donne?

«No, ma figurarsi. Non l’ho mai pensato, né ho mai coltivato l’idea. Direi che non l’ho nemmeno mai completamente saputo. Non importa quante persone incontri, importa chi».

L’ha festeggiata la festa della Repubblica?

«Sì, lo faccio da sempre. Vado in ufficio, accendo la tv, seguo la cerimonia e guardo le Frecce Tricolori che passano sopra l’Altare della Patria. Prima del Covid sono anche andato un paio di volte di persona».

Hanno ancora senso le feste di unità nazionale?

«Il generale Figliuolo insegna che le persone in uniforme non vanno guardate con alterigia. Forse è l’età: ma la fanfara dei bersaglieri ancora un po’ mi emoziona. Sarà perché mio padre, che lavorava al ministero dei trasporti, aveva l’ufficio vicino a Porta Pia, la statua del bersagliere mi ha sempre colpito».

Dopo 25 anni, Giovanni Brusca è uscito di galera.

«La mafia mi ha dedicato settanta chili di tritolo, dopo che Riina disse: questo Costanzo ha rotto i coglioni. I suoi uomini eseguirono l’ordine, ma gli andò male. È la vita. Però non posso fare a meno di pensare che la legge sui pentiti fu voluta da Falcone, un uomo illuminato. Mi auguro che sia stata applicata in maniera giusta».

Brusca ha sciolto un bambino nell’acido e fatto saltare per aria Falcone, sua moglie e la scorta.

«Certo, rimane difficile pensare che l’abbiano liberato. Ma da quel che leggo un pezzo di mafia è stato demolito grazie alle sue rivelazioni. E io non sono abituato a criticare il lavoro dei magistrati, specie di quelli che si occupano di Cosa Nostra».

Ha ancora gli incubi per la bomba in via Fauro?

«No. Ma penso di avere avuto una gran fortuna. Né io, né mia moglie, né l’autista, né il cane ci abbiamo rimesso la vita. Credo di avere avuto un angelo custode grande come un drone».

Lei crede in Dio?

«Non direi. Ma non sono nemmeno così presuntuoso da ritenere che nasciamo e moriamo per puro caso. Mi faccio tante domande. Da sempre. Ho perso mio padre quando avevo 20 anni e non passa giorno senza che pensi a lui immaginando che ci sia ancora».

La morte le fa paura?

«Assolutamente no. Spero solo che il trapasso non sia doloroso».

Se le dico loggia Ungheria, lei che cosa mi risponde?

«Che tutti fanno delle cazzate. E una, grossa, l’ho fatta anch’io. Dopo la P2 ho passato un anno in solitudine. È stato uno sbaglio che mi ha fatto crescere e che ammetto. Credo di essere uno dei pochi».

Quale fu l’esca?

«La sciocchezza. L’amicizia per una persona che non c’è più mi convinse a farlo, ma io di massoneria non sapevo assolutamente nulla».

Nella sua vita il potere lo ha cercato o lo ha trovato?

«L’ho trovato. Come le dicevo prima, ho sempre inseguito il meglio divertendomi e lo faccio anche adesso. Piero Angela una volta mi disse: immagina sempre nuovi progetti per tenere allenato il cervello. Se no ti viene l’Alzheimer. Un consiglio che continuo a seguire».

Angela sostiene che sia stato lei a dare a lui questo suggerimento.

«Lo so. E temo che non verremo a capo del dilemma».

Silvio Berlusconi è un genio del bene o del male?

«Io ci ho lavorato 40 anni, è la persona che mi ha consentito di fare la mia carriera».

Non ha risposto.

«Un genio del bene è eccessivo. E un genio del male pure».

Come si fa a essere lo spin doctor sia di D’Alema che di Alemanno?

«In verità l’ho fatto di più per Rutelli, che forse è stato in assoluto il miglior sindaco di Roma. Con D’Alema invece mi sentivo ogni lunedì. Mi piace dare consigli su cose che non mi riguardano direttamente, studio la comunicazione da sempre. E l’ho pure insegnata per diciassette anni alla Sapienza. Fui chiamato su consiglio di Umberto Eco, convinto che le cose andassero spiegate da chi le conosce».

La Raggi conosce le cose che fa?

«La Raggi non mi è antipatica per due motivi: le ho chiesto di intitolare il Teatro Valle a Franca Valeri e mi ha ascoltato e poi le ho suggerito di intitolare una strada a Gabriella Ferri e ha fatto anche quello».

Ferri con due erre?

«Sì, Ferri, non Feri. Ma se stiamo parlando della targa col nome di Ciampi trasformato in Azelio, io temo che sia stata una trappola fatta apposta da qualcuno per mettere la Raggi in difficoltà».

Fa il dietrologo?

«Mai. Ma a Roma tutto è possibile».

Draghi o Conte?

«Draghi gode di una grande fama internazionale, però non lo conosco. Conte, col quale mi è capitato di chiacchierare, mi ha dato l’impressione di essere una persona attenta, accorta e perbene. Ma per i marosi attuali forse serve Draghi».

Ci avrebbe mai creduto di vedere Rocco Casalino a Palazzo Chigi?

«In effetti no. Ai tempi del primo Grande Fratello io facevo Buona Domenica e ogni settimana ospitavo uno degli eliminati della Casa. Rocco lo conobbi così, era difficile immaginare dove sarebbe arrivato. Ma con me è sempre stato molto corretto».

In fondo anche il Maurizio Costanzo Show era uno straordinario luogo di potere, no?

«Sappia che quando ricomincio, a fine ottobre, festeggio i quarant’anni».

Glielo chiedo diversamente: era più influente il Maurizio Costanzo Show o Porta a Porta?

«Io mi sono sempre trovato molto bene al Maurizio Costanzo Show, ma Vespa era a teatro in prima fila quando festeggiammo i nostri vent’anni. Ho un ottimo rapporto con lui».

Che cos’hanno in comune Vittorio Sgarbi e Nik Novecento?

«Nik Novecento era un ragazzo dolcissimo morto troppo presto. Vittorio Sgarbi, che lo si voglia o no, è una delle persone più preparate del suo settore e anche delle più intelligenti».

Costanzo, è normale regolare la sessualità per legge?

«No, non è normale. Ognuno deve essere libero di amare chi vuole: uomini, donne, cani. Io sono per la libertà assoluta. Nell’ultima stagione ho ospitato un ragazzo nigeriano picchiato a Roma perché baciava il suo fidanzato e una ragazza cacciata di casa perché lesbica. Nella vita amiamo chi ci pare».

Perché la diversità ci fa paura?

«Perché ci sentiamo più comodi nella normalità, anche il ragioniere del terzo piano che sa tre lingue o canta la Traviata ci fa impressione. Abbiamo bisogno di sicurezze anche un po’ banali».

Che cosa è stata la tv per lei?

«La vita, porca miseria, il mio modo di esprimermi. Mi ha permesso di incontrare tanta gente anonima e importante».

Fazio o Cattelan?

«Fazio mille volte, perché lo conosco da sempre. È un carissimo amico e lo sento spesso. Cattelan lo conosco poco e penso debba crescere».

Bonolis o Amadeus?

«Sono diversi, stimabili entrambi. Bonolis è un creativo, lo zio matto che quando sei a cena si mette a cantare. Amadeus è il portiere attento e fedele al quale puoi affidare i tuoi segreti. L’amico che tutti vorremmo avere. Per conferme chiedere a Fiorello».

Maria la Sanguinaria, che effetto le fa il soprannome di sua moglie?

«È una cretinata che si è inventato D’Agostino».

A sua moglie dispiace?

«Direi proprio di no».

I tronisti sono una fotografia della società o semplicemente intrattenimento folkloristico?

«Sono la proiezione di come alcuni di noi vorrebbero essere».

È una tv che le piace?

«Mi piace il gioco dell’umanità che gira lì dentro, persino da un punto di vista morfologico».

Che cosa ci ha raccontato il Covid di noi?

«Che potevamo restare chiusi senza andare al ristorante e a trovare gli amici e sopravvivere. Anche se adesso non se ne può più e il lockdown è stato tremendo. Io per età mi sono vaccinato, ma ancora oggi giro con la mascherina. Bisogna che continuiamo a tenere presente la sicurezza degli altri. Il Covid è davvero una gran brutta cosa».

Il disastro della Funivia Stresa-Mottarone è figlio dell’avidità o della stronzaggine?

«Della stronzaggine. Purtroppo la mamma dei cretini è sempre incinta. Finalmente il ritorno alla libertà, le famiglie in gita, il sole, il dramma, il piccolo Eitan che sopravvive salvato dall’abbraccio del padre. Ci penso continuamente. Una mascalzonata orribile».

Costanzo, Rai o Mediaset?

«Ho sempre pensato che la tv è una. C’è chi la fa bene e chi la fa male. Io l’ho fatta per entrambe e continuo così senza esclusive».

La Rai è irredimibile?

«La Rai è la Rai. La Rai è Roma, è viale Mazzini, però è anche il posto dove sono nati Mike Bongiorno, Enzo Tortora o la tv d’intrattenimento. Io da ragazzino, prendevo tre autobus assieme a mio padre per andare a vedere la televisione da mio zio. E per Lascia o Raddoppia le persone si radunavano nei bar. Adesso, al bar, al massimo si prende un caffè».

Saverio, Camilla, Gabriele. Quanto la commuovono i figli?

«Molto. Ci vediamo a pranzo tutti i giovedì, anche con i nipoti. Quando io ero ragazzo, le bombe mi facevano scappare nei rifugi assieme a padre, madre e zii. Quello spareggio con la vita crea un legame forte».

Costanzo, lei è cinico o solo romano?

«Solo romano. Ma quando alla gente non va di dire che uno è intelligente allora dice: quello è un cinico». —

LA STAMPA

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