Decreto Recovery, Draghi accontenta tutti. Subappalti al 50 per cento, poi via la soglia

PAOLO BARONI

ROMA. Nel giorno in cui Bruxelles annuncia che a giugno partirà la raccolta di fondi sui mercati ed entro luglio arriveranno i primi anticipi del Recovery plan il governo italiano assolve ad un altro impegno tra quelli concordati con la Commissione europea ed approva un nuovo decreto che da un lato definisce i meccanismi di governance del nuovo piano e dall’altro introduce un robusto pacchetto di semplificazioni destinato a velocizzare la messa a terra dei 200 e più miliardi che verranno assegnati all’Italia.

Il metodo del Premier

«Molto soddisfatto per il buon lavoro fatto» il presidente del Consiglio Mario Draghi. «Questo governo ha affrontato vecchie questioni che si trascinavano da anni e sulle quali c’era forte dissenso da molto tempo» ha commentato al termine spiegando che il provvedimento varato ieri «guarda al futuro e coniuga efficienza, aspetti sociali, equità e ambiente». Un testo «molto complesso frutto di una grande collaborazione dentro la maggioranza». Il premier è soddisfatto soprattutto perché la discussione nei giorni scorsi era partita male, c’erano state molte polemiche su una bozza che prevedeva le gare al massimo ribasso, «una misura a cui nessuno di noi aveva mai pensato» ha precisato, spiegando che nel corso del dibattito dei giorni successivi il testo è stato via via migliorato «grazie ad un metodo basato sul consenso» che alla fine «ci ha consentito di raggiungere un eccellente risultato condiviso». All’Italia, come è noto, una volta acquisito l’ok al piano presentato a fine aprile, arriveranno subito ben 25 miliardi. Per questo non c’è tempo da perdere. E proprio per questo il governo ha deciso di mandare avanti un primo pacchetto di misure e di rinviare alla prossima settima il provvedimento sul reclutamento dei tecnici e degli esperti, in modo da raccogliere i fabbisogni da parte di tutti i ministeri e proporre un provvedimento più organico rispetto a quello inserito nella bozza di giovedì che pure prevedeva già 350 assunzioni.

Le ultime novità

In tutto sono 68 gli articoli del nuovo decreto, dalle semplificazioni ai meccanismi per gestire e controllare il Piano, con alcuni ritocchi inseriti all’ultimo. Come quello sul superbonus al 110%, che non verrà esteso agli alberghi come previsto nelle bozze dei giorni scorsi ma solo a ospedali e caserme, e che godrà di procedure semplificate di accesso. E’ stato poi ritoccato l’articolo sui subappalti oggetto dell’ultimo confronto/scontro coi sindacati, alzando dal 40 al 50% la soglia sino al 31 ottobre, mentre a seguire verrà concessa alle stazioni appaltanti di decidere in base a esigenze tecniche, di sicurezza o di legalità ma sempre mantenendo un ruolo «prevalente» del soggetto che ha vinto la gara. In aggiunta questo sono poi previste garanzie a favore dei lavoratori (su contratti e norme) e nel campo della sicurezza. Sul fronte della Pa è anche prevista l’abolizione dei bolli su tutti i certificati emessi in forma digitale, dall’atto di nascita al certificato di residenza.

Brunetta: cambio di passo

«La prima milestone del Piano nazionale di ripresa e resilienza è raggiunta. Nel pieno rispetto del cronoprogramma» ha dichiarato al termine del Consiglio dei ministri il titolare della Pubblica amministrazione Renato Brunetta che in queste settimane ha tirato le fila del dossier semplificazioni. «Innoviamo, abbandonando le logiche di sempre e intervenendo sui principali colli di bottiglia che frenano le transizioni digitale ed ecologica» ha spiegato, aggiungendo poi che « dimezziamo i tempi delle valutazioni ambientali, riduciamo di più della metà le attese per le autorizzazioni per la banda ultra larga per portare la fibra a tutte le famiglie, sblocchiamo il superbonus, acceleriamo gli appalti e la realizzazione di importanti opere strategiche. Non solo. Rafforziamo il silenzio assenso e i poteri sostitutivi per garantire a tutti i cittadini meno burocrazia e certezza dei diritti. Con una drastica semplificazione dei vincoli e dei lacci, la Pa da freno alla crescita diventa motore di sviluppo».

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