Piano Cartabia e toghe da rianimare

Ma la difficoltà della situazione in cui versa la giustizia è anche di natura diversa. Ed è grave da tempo. Lo stesso giorno in cui leggiamo l’intervista di Marta Cartabia, lo stesso giornale dà notizia dell’arresto di un giudice che vendeva per denaro i suoi provvedimenti. Non è il primo caso. Altre volte all’allarme lanciato anche da queste colonne, la magistratura ha risposto rivendicando di essere essa stessa quella che ha individuato e sanzionato i corrotti. E tuttavia c’è l’impressione di una insufficiente vigilanza preventiva dei dirigenti degli uffici e della mancanza di ciò che in ogni insieme professionale è fondamentale: il cosiddetto controllo sociale, che muove dalla convinzione che la caduta deontologica di anche uno solo, colpisce la credibilità di tutti. I fatti di corruzione sono per fortuna certamente pochi, se confrontati alla generale correttezza dei magistrati. Tuttavia è ora necessaria una poderosa iniziativa non solo sul piano del rigore deontologico, ma anche su quello più difficile della consapevolezza e direi anche della fierezza del corpo professionale. In altri tempi l’Associazione nazionale magistrati è stata credibile luogo di elaborazione e stimolo culturale. Ora direi che tra i compiti ineludibili della ministra Cartabia vi è quello di spendere la sua alta credibilità per scuotere l’insieme della magistratura, che mi pare umiliata e tramortita dalla miseria di episodi intollerabili e che interessi di parte presentano come rappresentativi di tutto il corpo giudiziario. È un compito anche più difficile di quello che riguarda i singoli problemi ora in discussione in Parlamento. Ma la ministra, rispettata e indipendente dalle corporazioni, non è sola. La Scuola della magistratura è istituzione importante e seria. Soprattutto è possibile far appello al presidente della Repubblica Mattarella. Poiché le norme sono importanti, ma lo spirito della magistratura lo è altrettanto.

LA STAMPA

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