Quando l’America di Nixon scoprì l’ambientalismo

L’ambientalismo americano degli anni Sessanta incrocia altre due rivoluzioni valoriali e di costume, il consumerismo (tutela dei diritti dei consumatori) e il salutismo ispirato anche ai nuovi stili di vita della New Age sulla West Coast. Il paradosso è che a raccogliere questi impulsi dal basso – e dal mondo scientifico – per trasformarli in riforme politiche, nuove regole e nuove istituzioni, è un presidente repubblicano: Richard Nixon. La sua fama è macchiata per sempre dallo scandalo del Watergate che ne segna la caduta; nonché da crimini come il bombardamento illegale della Cambogia in una guerra non dichiarata (effetto collaterale dell’escalation militare in Vietnam).

Gli arresti. Manifestanti fermati al Logan Airport di Boston, 1970 (foto: Spencer Grant/Getty Images) 

Eppure lo stesso presidente che ordina l’uso massiccio dell’agente defoliante napalm nella penisola indocinese, a casa propria crea nel 1970 la Environmental Protection Agency (Epa), l’authority per la tutela dell’ambiente destinata a diventare un modello mondiale. Una premessa era stata l’approvazione al Congresso del Clean Air Act sotto il presidente democratico John Kennedy nel 1963: la prima legislazione veramente avanzata per combattere l’inquinamento atmosferico. Però è solo con la creazione dell’Epa da parte di Nixon che il Clean Air Act acquista “i denti”, l’autorità per mordere, vigilare sul rispetto delle norme, sanzionare le violazioni.

I bambini. Nel parco a New York, Usa (foto: Hulton Archive/Getty Images) 

La scelta di concentrare poteri di regolazione e controllo in capo a un’istituzione tecnocratica, con una forte cultura scientifica, e (relativamente) protetta dalle ingerenze politiche, si è rivelata lungimirante e nel lungo periodo ha consentito delle avanzate importanti. Per esempio, la riduzione dello smog da traffico automobilistico grazie alle marmitte catalitiche consentì di vedere cieli azzurri a Los Angeles, metropoli che era diventata un inferno irrespirabile negli anni Sessanta. La preveggenza di Nixon fu premiata dagli eventi successivi: i due shock petroliferi degli anni Settanta fecero entrare nella coscienza collettiva degli americani il dubbio sulla sostenibilità economica – oltre che ambientale – del capitalismo fossile. A quell’epoca l’ambientalismo era molto meno influenzato di oggi dalla contrapposizione fra democratici e repubblicani. È ancora a Nixon che bisogna far risalire però un’altra scelta gravida di conseguenze: l’apertura alla Cina, dettata da ragioni geostrategiche, pose le premesse per l’ascesa di quella che mezzo secolo dopo è diventata la “superpotenza carbonica” numero uno.

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