Il percorso a ostacoli di AstraZeneca: dubbi e caratteristiche di un vaccino sempre sotto esame

Sono armi costruire su misura del nemico da combattere e possono essere revisionati man mano che mutano le caratteristiche del virus. Se qualche parte del Sars-Cov-2 cambia, anche i vaccini vanno adeguati. Abbiamo oggi vaccini più versatili di quelli del passato costruiti a partire da virus inattivati (Salk) o attenuati (Sabin). Quei vaccini meno versatili erano diretti contro la parte più rilevante del virus, quella cioè che permetteva l’attacco all’organismo». Cioè, puntualizza il professor Cauda, «la stessa proteina Spike che è il bersaglio anche degli anticorpi monoclonali approvati ora dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). I virus tendono ad entrare dalle cellule che hanno un recettore Ace2 riconosciuto dalla proteina Spike o da una componente di essa. Se i vaccini sono in grado di bloccare l’ingresso nella cellula è perché rispetto all’aggressione del virus l’organismo è protetto dalla risposta immunitaria». A contatto con il virus, quindi, «anticorpi e cellule attrezzano l’organismo a rispondere all’attacco virale». L’infettivologo Roberto Cauda. Direttore dell’Unità Operativa Complessa del Policlinico Gemelli di Roma. Ordinario di Malattie Infettive dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il professor Cauda è stato incaricato dal governo di occuparsi dei parametri per la valutazione dl rischio epidemiologico. E per la revisione o aggiornamento del monitoraggio alla luce delle nuove varianti del Covid.

In Italia
Nel mese di aprile è prevista in Italia la consegna di 8 milioni di dosi di vaccino, ovvero il 15% di tutti gli arrivi programmati nel secondo trimestre (aprile-giugno) del 2021, ovvero 50 milioni. Riguardo al mese appena passato, con l’arrivo di oltre 1,3 milioni di dosi di AstraZeneca (Vaxzevria), giunte nelle ultime ore all’hub nazionale della Difesa di Pratica di Mare, si è concluso l’approvvigionamento di vaccini del primo trimestre 2021: in tutto quasi 14 milioni (ma in base ai contratti iniziali con Pfizer-BioNtech, Moderna e AstraZeneca, erano invece previsti oltre 28 milioni di “shot”).AstraZeneca ha consegnato appena un quarto – 4 milioni – delle dosi promesse, 16 milioni.

Dubbi

«Sulla nuova sospensione di Astrazeneca in Olanda e in Germania c’è qualcosa che non quadra», sostiene il professor Massimo Galli, docente di malattie infettive all’Università Statale di Milano e direttore della clinica di malattie infettive dell’Ospedale Sacco. E aggiunge: «Penso che i dati esatti della frequenza precedente di questi fenomeni, non ci sono. Non ci sono lavori che dicono che i casi siano più frequenti di quanto si creda. Quindi, in questi termini, è impossibile stabilire una relazione stretta tra i due fenomeni (le trombosi e il vaccino ndr.). Fa pensare che accada in Olanda e in Germania e non in Gran Bretagna, dove i numeri dei vaccinati sono maggiori. Un altro elemento strano è che Astrazeneca venga sospeso nei soggetti di età inferiore ai sessant’anni anni. Sembra quasi che non vogliano che gli si dia torto. C’è qualcosa che non quadra. Così come non quadra l’elemento di precauzione, visto che si tratta di una trentina di casi su svariati milioni di vaccinati».

Intralci

Il professor Galli afferma che potrebbe trattarsi di una questione politica: «I governi devono darsi un perché. In determinate nazioni, questo vaccino non è importante come in altre. Temo che si tratti di una questione politica». Chiarisce il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri: «Non dobbiamo preoccuparci ello stop olanese ad Astrazeneca. Hanno notato dei casi di trombosi, ma si tratta di numeri esigui rispetto alle dosi inoculate. Peraltro, va accertata la reale correlazione causa-effetto. Noi prendiamo decisioni politiche sulla base di evidenze scientifiche. Non fermeremo AstraZeneca  come ha fatto l’Olanda. Bisogna andare avanti con la vaccinazione».

LA STAMPA

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