I partiti e il compito di governare il Paese


Infine il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci, riflettendo recentemente sulla legislatura uscita dalle quelle elezioni, ricordava che in essa «i voti di Mario Monti hanno consentito la nascita di tre governi del Pd, quelli di Enrico Letta, di Matteo Renzi ed infine di Paolo Gentiloni» (La Verità, 4 gennaio 2021).

3) La responsabilità nazionale alimenta il populismo? Ponendosi da un punto di vista più generale, valido in modi diversi per i vari partiti, qualche autorevole studioso sostiene che, indipendentemente dalle condizioni in cui il Paese versa in un determinato momento, se si vuole evitare il ricorso ad elezioni anticipate si finisce per pagare poi un prezzo multiforme e pesantissimo.
Ad esempio, Giovanni Orsina affermava il 6 luglio 2020 (Giornale): «Personalmente ritengo che escludere a priori le urne, di fronte alla situazione attuale di paralisi politica, sia un errore. Sento già l’obiezione: ma come, andiamo a votare nel mezzo della bufera? La mia risposta è: e perché no? Sarebbe un modo per dire al Paese che si sta ascoltando la sua voce, la sua irritazione, la sua rabbia. Sulla base di un ragionamento simile — non si vota nella bufera — alla fine del 2011 Napolitano fece da levatrice al governo Monti. Fu una scelta saggia? Credo, senza pregiudizi e senza avere una risposta precostituita, che se ne possa discutere. Il collasso della Seconda Repubblica, il successo del M5S, l’avvento del populismo, la crisi del Pd e di FI, vengono tutti da lì».
A mio parere, in una discussione in proposito, sarebbe necessario considerare anche gli effetti che la campagna elettorale, il mancato ricorso ad un governo di emergenza (si tratti del 2011 o del 2021), i tempi lunghi necessari per la nascita e l’operatività di un nuovo governo potrebbero avere sul Paese, sulla popolazione, e sugli stessi fenomeni politici che più interessano al politologo. Il default di un Paese, la probabile fine dell’euro, le drammatiche tensioni conseguenti a livello sociale, politico, internazionale, sono circostanze che, credo, non possano essere interamente ignorate.
Quanto al populismo, la mia convinzione è che esso non sia l’automatica conseguenza del fatto che in determinate fasi sia purtroppo necessario condurre politiche impopolari. Ma sia piuttosto la conseguenza della schizofrenia nel tempo. Se partiti che per un anno danno il loro voto a misure impopolari, che però conseguono l’obiettivo vitale per il Paese, ritengono poi più conveniente dissociarsi dal loro comportamento responsabile, aprono un’autostrada a chi si era opposto a quelle misure.

CORRIERE.IT

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