Gentiloni: «Una forte ripresa è possibile. Ripensiamo il Patto di stabilità»

di Federico Fubini

Gentiloni: «Una forte ripresa è possibile. Ripensiamo il Patto di stabilità»

Commissario, con la pandemia imprese e famiglie italiane hanno risparmiato oltre 140 miliardi di euro, il 9% del Pil. Anche altrove in Europa è successo qualcosa di simile. Segno della paura delle persone o del potenziale della ripresa?

«Le due cose insieme — risponde Paolo Gentiloni —. Siamo ancora in piena terza ondata della pandemia e le conseguenze per l’attività economica restano forti. Ma i vaccini ci permettono di vedere la luce in fondo al tunnel. Viene di qui questa impressione di contrasto tra la situazione molto difficile che stiamo vivendo e previsioni economiche di segno completamente diverso: noi alla Commissione siamo d’accordo con l’Ocse e la Bce nel dire che la zona euro — inclusa l’Italia — nel 2021 e nel 2022 possa avere livelli di crescita con pochi precedenti negli ultimi decenni».

Per ora la svolta non si vede.

«È una delle difficoltà di questa fase. Siamo ancora dentro la pandemia e va sconfitta, ma dobbiamo già guardare avanti. Questa non è una guerra con un prima e un dopo nettamente separati, un momento in cui inizia la ricostruzione. L’emergenza andrà avanti per mesi, ma gradualmente prenderà corpo una ripresa che potrebbe diventare impetuosa. È qui che può avere un ruolo molto importante il risparmio accumulato in questo anno, perché la domanda compressa di consumi potrebbe dar luogo a una crescita molto forte. Naturalmente ci sono contrasti stridenti, con settori che restano in crisi e tante persone che hanno perso il lavoro e certo non hanno potuto accumulare risparmi. Nel complesso, la prospettiva ha potenzialità straordinarie. Non solo per far crescere il Pil ma per avere un’economia più sostenibile. Ma dipenderà dalla campagna vaccinale, dai piani di Recovery, dalle scelte dei governi. Niente è già garantito».

Perché le imprese e famiglie spendano servono certezze. Non sarebbe utile chiarire come cambieranno le regole europee di bilancio?

«Guardiamo la realtà: nel 2020 abbiamo preso decisioni vitali. La sospensione del Patto di stabilità, quella delle regole europee sugli aiuti di Stato, il piano pandemico di acquisti della Bce hanno consentito ai Paesi spese straordinarie per l’8% del Pil. Abbiamo ricevuto richieste di autorizzazione di aiuti di Stato per tremila miliardi e qualcuno temeva distorsioni nel mercato europeo, perché per metà venivano dalla Germania. Poi si è visto che fra marzo e dicembre gli esborsi sono stati di meno di 600 miliardi. E che prima per spesa è la Francia, seconde poco distanti Germania e Italia, quarta subito sotto la Spagna. C’è stata meno divergenza di quanto si temesse e le imprese hanno avuto liquidità. Non è un caso se nel 2020 il numero di fallimenti in Europa è stato il più basso da anni. Next Generation EU e il fatto che abbiamo già avuto emissioni di debito comune di successo, per il programma Sure, rassicurano i mercati. Di fronte alla pandemia, c’è stata una rivincita europea».

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