Consiglio europeo, Draghi richiama la Ue: «Andare veloci sui vaccini, per le aziende inadempienti non ci sono scuse»

Poi ha chiesto una linea molto più dura nei confronti dei colossi farmaceutici che producono i vaccini, se non dovessero rispettare gli accordi di fornitura presi. Ipotizzando anche un blocco delle loro produzioni europee, insomma un divieto di export al di fuori della Ue, e non solo nel periodo in cui non rispettano gli accordi, ma anche per un certo periodo dopo che riprendono a rispettarli. «Le aziende che non rispettano gli impegni non dovrebbero essere scusate», è stato il commento lapidario di Mario Draghi, che ha anche invitato a riflettere sulla possibilità di cambiare i contratti in essere, e quelli futuri, con le Big Pharma del settore. Insomma esiste il forte sospetto che le riduzioni nella distribuzione dei vaccini non derivi da un calo di produzione ma dal dirottamento degli stessi vaccini, quelli prodotti almeno in parte in stabilimenti che si trovano in Europa, verso Stati extra Ue.

Richiamando gli esempi del Regno Unito e degli Stati Uniti, che tengono per loro i vaccini, Draghi ha chiesto perché l’Europa non possa fare altrettanto, invitando anche a guardare ad altre produzioni fuori dell’Ue. Ha poi sollecitato un approccio comune sui test e un coordinamento per l’autorizzazione all’export, oltre ad una soglia maggiore di trasparenza e condivisione dei dati. Sullo sforzo in atto da parte della Commissione per arrivare ad avere dei vaccini interamente europei – secondo fonti del suo staff – Draghi ha detto di condividere l’obiettivo ma ha notato anche come ci vorranno mesi per ottenere risultati significativi. Ha dunque chiesto di esplorare opzioni per acquistare altri vaccini al di fuori dell’Unione Europea.

Infine, ha chiesto cautela prima di lanciare progetti troppo ambiziosi di donazioni e distribuzione dei vaccini a paesi terzi. Draghi condivide le ragioni etiche e geopolitiche di questi piani, come il Covax, lo strumento per l’accesso globale ai vaccini anti Covid, ma crede che in Europa siamo ancora troppo indietro con le campagne nazionali e rischiamo di avere un problema di credibilità verso i cittadini europei. Anche qui tanta schiettezza.

CORRIERE.IT

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