L’algoritmo Draghi per risolvere il rebus dei sottosegretari

La distribuzione dei posti è proporzionale ai voti espressi nella fiducia al governo, facendo la media ponderata tra Camera e Senato. Il che penalizza il M5S per la defezione di una cinquantina di parlamentari: pur essendo ancora il partito di maggioranza relativa, dai 24 sottosegretari del Conte I e dai 21 del Conte II passerà a 11 anziché ai 13 previsti prima che si manifestassero i dissidenti. A cascata 7 o 8 a Pd e Lega, 7 a Forza Italia, 2 a Italia Viva e 6 da dividere tra gli altri gruppi parlamentari. La flessibilità sui numeri dipende dalla possibilità di considerare alcuni sottosegretari (da 2 a 5) «in quota Draghi», anche se esponenti di partito.

Secondo problema: quali ministeri occupare. Ogni partito ha consegnato i suoi desiderata, ma non tutti saranno soddisfatti. Ogni ministero ha un punteggio (vedi manuale Cencelli) in base a competenze e portafoglio. Nelle chat i ministeri più ambiti sono contrassegnati da un numero crescente di simboli: €, €€, €€€.

Dopo le polemiche sulle poche ministre (8 contro 15 uomini), il criterio della rappresentanza di genere è entrato ufficialmente nell’algoritmo: 50% donne. Quota da rispettare sia a livello complessivo che in ciascun partito, ma bisogna capire se conteggiando anche i ministri (cosa che farebbe comodo a Forza Italia, che ha due donne su tre ministri). Nel Pd 5 donne su 7 posti da sottosegretario «compenseranno» i tre uomini nei tre posti da ministro.

Ogni partito, ma soprattutto i principali, ha poi questioni interne da dirimere. L’algoritmo se ne fa carico. Per il Pd, quattro posti alla maggioranza (Zingaretti, Franceschini, Orlando, Cuperlo) e tre alla minoranza interna (Guerini, Lotti, ex renziani). Per la Lega bisogna riequilibrare i ministri in quota Giorgetti con i sottosegretari in quota Salvini. Per Forza Italia si tratta di accontentare per lo più senatori (5 su 7 posti) visto che i ministri sono tutti e tre deputati, e il trio Tajani-Ronzulli-Bernini dopo che sui ministri non hanno toccato palla (a proposito: l’impronta di Gianni Letta si vede anche nel ripescaggio dell’Avvocatura dello Stato, per gli staff). Anche il M5S dovrebbe favorire i senatori, visto che i deputati hanno preso tre ministeri su quattro.

Altri criteri sono il riequilibrio regionale (il governo è a trazione nordista, con 4 ministri meridionali su 23), il mix continuità/discontinuità con il precedente governo, la priorità ai sottosegretari uscenti non parlamentari (e quindi senza paracadute), la funzionalità dei ministeri affidati ai tecnici. I quali, a digiuno di prassi amministrative e giochi parlamentari, dovrebbero essere supportati da figure di partito a conoscenza dei dossier aperti.

L’ultima incognita è sui nomi: ogni ministro ha il diritto a esprimere un gradimento. In certi ministeri, come quello della Giustizia, non è una clausola di stile.

LA STAMPA

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.