L’algoritmo Draghi per risolvere il rebus dei sottosegretari

giuseppe salvaggiulo

Negli staff dei ministeri lo chiamano «algoritmo Draghi». È il meccanismo che risolverà l’equazione a più incognite dei sottosegretari. Operazione da sempre complessa, ma questa volta di più, tanto da rendere obsoleto persino il manuale Cencelli. Le ragioni sono diverse. Alcune generali (esiguità dei posti, molteplicità di partiti in maggioranza, presenza di ministri tecnici), altre specifiche di ciascun partito (quote rosa, equilibri tra correnti, rapporto tra deputati e senatori, rappresentanza geografica). Roba da intelligenza artificiale, se non fosse affidata a quella di Roberto Garofoli, braccio destro di Draghi a Palazzo Chigi oltre che capitano della legione di consiglieri di Stato che costituisce la retrovia giuridica del governo.

L’algoritmo è tarato su 40-44 sottosegretari. Pochi, considerato che tra gli aspiranti, oltre ai quattro partiti principali (M5S, Pd, Lega, Forza Italia) e ai due minori (Italia Viva e Leu), ci sono le altre componenti parlamentari (dal Centro democratico di Tabacci a Cambiamo di Toti, da Azione-Più Europa agli autonomisti) che sostengono il governo. I partiti avrebbero voluto più posti: senza tornare ai fasti del governo Prodi bis (76 nomine), i 45 sottosegretari del primo governo Conte erano divisi tra due partiti, i 42 del Conte bis tra tre partiti. Hanno provato a spiegare che i sottosegretari costano zero se sono già parlamentari, altrimenti hanno diritto solo a un’indennità inferiore a quella di deputato. E degli otto staffisti che possono nominare, solo due sono esterni all’amministrazione pubblica.

Dunque perché lesinare? Forza Italia ha una ventina di pretendenti (due terzi resteranno a casa). Il Pd almeno 15. Altrettanti il M5S. Italai Viva 5 in lizza. Ma Palazzo Chigi è stato irremovibile. Ha chiesto ai partiti una rosa di nomi e una griglia di caselle preferenziali, frullando tutto con l’algoritmo. Il ministero dell’Economia sarà l’unico con un sottosegretario per ciascuno dei quattro partiti principali più un quinto a Italia Viva o Leu.

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