Draghi, la svolta di Matteo Salvini (ispirata da Giorgetti) che spiazza un po’ tutti

di Antonio Polito

Draghi, la svolta di Matteo Salvini (ispirata da Giorgetti) che spiazza un po' tutti

Segnatevi questa data: 6 febbraio 2021, festa di santa Dorotea, patrona dei giovani sposi e della corrente più moderata e centrista della Dc. Sarà tattica, sarà strategia, il dado comunque è tratto. È come se Salvini si fosse accorto ieri per davvero, per la prima volta, di guidare il primo partito italiano; e che tutto il lavoro fatto, tutte le felpe, i comizi, le polemiche, i processi, i papeete, rischiano di diventare inutili se il patrimonio di consenso acquisito in questi anni non viene ora investito nel governo della più grande emergenza del dopoguerra.

Così, in una sola mattinata, dimenticando per un attimo Lampedusa, Borghi&Bagnai e Marine Le Pen, il segretario della Lega ha messo la freccia e ha imboccato la corsia di sorpasso, superando innanzitutto se stesso e i suoi cliché. Si è presentato come il baricentro della politica italiana, e quindi perno di un gabinetto di unità nazionale. Per sostituirsi ai Cinquestelle, che ne avevano la forza ma non la vocazione; e al Pd, che ne ha la presunzione ma raramente la forza.

Naturalmente si può dire che è una mossa. E sicuramente lo è. È chiaro che serve a mettere nell’angolo la sinistra, che all’improvviso ha paura di andare al governo, e fuori dall’inquadratura la Meloni, che balla da sola. Non ha posto pregiudiziali contro nessuno, e così ha disinnescato quelle degli altri verso di lui. L’ipotesi che entri nel governo ha gettato nel panico il partito di Conte, che è nato per tenerlo fuori. la crisi

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Si può anche sospettare che ai suoi dieci minuti da statista faranno come sempre seguito i riflessi condizionati del populista, duri a morire in uno cresciuto a pane e social. Ma quando si decide di passare dall’opposizione al governo non è mai solo tattica. C’è di più.

C’è innanzitutto la società: gli interessi e gli elettori che la Lega oggi rappresenta. Il Nord, insomma. Salvini in questi anni ha preso i voti dei ceti produttivi, dei borghesi di Forza Italia, e ora deve dare risposte. A questa gente sicurezza e lotta ai clandestini vanno bene, ma non bastano. Di certo non bastano ora che l’economia sprofonda. Citofonare Zaia per ulteriori spiegazioni.

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