Cifre vergognose In Parlamento. 147 voltagabbana 57 solo nel 2020

Fabrizio Boschi

Diciamoci la verità: tra le tante nefandezze che la politica italiana riesce a partorire quella dei cambi di casacca è una delle più stomachevoli.

Perché non è accettabile in una democrazia seria che un candidato di un partito votato dal popolo proprio perché appartenente a quella fazione politica, ad un certo punto decida di passare dall’altra parte, perlopiù rimanendo seduto in Parlamento.

In altri termini, con i voti presi grazie alla sua appartenenza ad una squadra, resta in campo giocando per l’altra. Semplicemente ripugnante. Eppure, questo malcostume, di cui l’Italia è modello, attraversa da sempre ogni governo, anche se l’apice lo ha avuto nei governi del Pd e adesso in quello giallorosso.

Come scrive l’agenzia Italpress, Openpolis, l’osservatorio che periodicamente aggiorna le vergognose tabelle, segnala un totale di 147 cambi di casacca da inizio legislatura, 57 dei quali avvenuti nel corso del 2020. Non c’è pandemia che tenga, per cambiare bandiera i nostri politici sono sempre pronti. A patto che venga mantenuto il posto e lo stipendio, ovviamente.

I passaggi di gruppo, di per sé, rappresentano una prassi consolidata nel tempo e legittimata dall’articolo 67 della Costituzione che non assegna agli eletti alcun vincolo di mandato. Ma i flussi numerici e temporali costituiscono un termometro politico per valutare lo stato di salute delle coalizioni e dei partiti che le compongono. I cambi di casacca assumono particolare rilevanza soprattutto in un periodo come questo, ovvero durante una crisi politica della maggioranza, in quanto più sono i voltagabbana, più ci sono probabilità che questi esprimano voti diversi da quelli dei loro partiti. Finché ci sono le banderuole della politica la partita per il governo in carica è sempre aperta.

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