Il pasticcio dell’incidenza dei contagi: il Friuli è “arancione” ma sfiora quota 400

Andrea Cuomo

Ci sono cose che non tornano, nei dati sui contagi. Assommando i contagi dell’ultima settimana delle varie regioni aggiornato a ieri e comparandolo con la popolazione, le regioni con più di 250 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti sono sei: in testa il Friuli-Venezia Giulia con 397,11, la provincia autonoma di Bolzano con 366,85, quella di Trento con 301,23, il Veneto con 266,11, la Sicilia con 265,99 e l’Emilia-Romagna con 265,65.

Eppure di esse solo l’Alto Adige e la Sicilia sono in zona rossa (e la seconda perché si è «consegnata» a palazzo Chigi). Trieste, Venezia e Bologna sono in zona arancione e il Trentino è stato premiato dal ministero della Salute addirittura con la zona gialla, quindi considerata tra le più virtuose. Naturalmente l’osservatorio dell’Iss chiarsice che sono diversi i fattori presi in considerazione, tra cui l’Rt che scompaginerebbe le classifiche di merito, però è una stranezza che non può passare inosservata, soprattutto se si pensa che fino a qualche giorno fa si parla di mettere direttamenten in castigo chi fosse sopra quota 250. E tuttora stare sotto quota 50 per un lungo periodo sdovrebbe garantire addirittura il miraggio della zona bianca. E allora?

I nostri dati vedono la Lombardia molto lontana dalla linea rossa (i nuovi contagi negli ultimi sette giorno sono stati 150,31 ogni 100mila abitanti) e far meglio di regioni considerate meno a rischion come il Lazio (182,17), la Puglia (204,11), le Marche (234,22), l’Umbria (172,50) e il Molise (168,04) e questo sembrerebbe avvalorare le proteste del governatore Attilio Fontana.

E veniamo ai dati di ieri. I nuovi contagi sono stati 16.310, il 9,99 per cento dei 163.230 tamponi molecolari. Se si considerano anche i tamponi antigenici, quelli rapidi, che da qualche giorno finiscono nel bollettino e che sono stati 97.474, la percentuale dei positivi scende nettamente, e va al 6,26 per cento. Ma si tratta di un puro artificio contabile, del quale non vale la pena curarsi.

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