Proud Boys tra armi e slogan. Chi sono i manifestanti che hanno occupato il Congresso Usa

Il richiamo all’ordine

Joe Biden, nelle fasi più calde dell’occupazione del Campidoglio, ha invitato in diretta tv il presidente Trump ad intervenire per richiamare all’ordine i suoi supporter più estremi. E a distanza di pochi minuti Trump ha provato con un messaggio in video, a tratti goffo, a contenere gli estremismi, pur tornando a contestare la legittimità del voto. Ha esortato i suoi supporter, che nonostante le armi in pugno e lo sfregio al Parlamento Usa ha definito «patrioti», a non fomentare la violenza. E ad accettare, nonostante tutto, il risultato del voto. Ma la folla ha continuato ad occupare, letteralmente, Capitol Hill. Solo alle 23.42 italiane è stata diramata una nota per spiegare che il palazzo che ospita le due camere parlamentari era stato messo in sicurezza. Ma all’esterno la folla ancora non era dispersa, tanto da lasciare aperta l’opzione di un intervento della guardia nazionale. Solo con il passare dei minuti i più facinorosi hanno abbandonato il campo rivolgendosi con gesto di scherno alla polizia: «Siamo noi che ce ne andiamo, non voi che ci cacciate».

I «ragazzi orgogliosi»

Ma chi sono i manifestanti? A trainare la protesta sono i cosiddetti «Proud Boys», i «ragazzi orgogliosi» di quell’«America di nuovo grande» (ma anche di quella più depressa, dei dimenticati dell’era obamiana) propagandata nei quattro anni della presidenza Trump, i supporter più estremi e più incattiviti della destra americana. Ma al Campidoglio non c’erano solo loro. Davanti alle telecamere e agli obiettivi dei fotografi si è schierata una massa composita. A tratti folklorisitca, che si presenta con elmi e corna come i leghisti della prima ora del pratone di Pontida ai tempi della Lega delle origini. A tratti inquietante, con divise fatte di maglie mimetiche, giubbetti antiproiettile e di armi in pugno, ostentate anche laddove — come nelle aule parlamentari — non sarebbe possibile portarle. Del resto, non si sta parlando di un’associazione regolare. Si parla di circa 12 mila sostenitori negli Usa e del doppio nel mondo. «I Proud Boys — ha spiegato Viviana Mazza sul Corriere della Sera, intervistando il loro leader, Enrique Tarrio — sono un’organizzazione di estrema destra fondata nel 2016, che si definisce un drinking club, un gruppo di amici di bevute, ma è accusato nei media americani di legami con i suprematisti bianchi. Il loro bersaglio è tanto il partito democratico (“protesteremo contro ogni singola politica di Biden”) quanto quello repubblicano». E questo rende ancora più preoccupante l’appoggio che ricevono dall’attuale inquilino di Pennsylvania Avenue.

«Tornate a casa»

Lo stesso presidente poco prima aveva incoraggiato i suoi sostenitori a Washington e per settimane ha sostenuto la tesi della «vittoria rubata», delle «elezioni truccate», malgrado sempre più esponenti del suo stesso partito avessero preso via via le distanze da questa posizione. Poi, di fronte al precipitare della situazione, la decisione di smorzare i toni: «Per favore sostenete la nostra polizia di Capitol Hill, siate pacifici» ha detto Trump in un tweet che non ha però sortito alcun effetto. Il presidente ci ha riprovato più tardi, dopo l’invito esplicito di Biden: «Chiedo a tutti di rimanere tranquilli. Niente violenza. Ricordatevi, noi siamo il partito della legge e dell’ordine. Rispettate la legge e i nostri grandi uomini e donne in uniforme». Ma il Senato era ormai occupato. Sulla scalinata e all’interno dell’immacolato palazzo in stile neoclassico che rappresenta da sempre il simbolo della democrazia americana e occidentale si vedevano anche molte donne e molti giovani, richiamati dalle parole d’ordine rilanciate da quei social network da cui hanno appreso per anni la dottrina del tycoon newyorkese e le parole d’ordine sul ritorno ai tradizionali valori dell’America bianca e conservatrice. Trump, dopo avere parlato in tv, lo ha ribadito via Twitter, il suo principale mezzo di comunicazione: «Tornate a casa, nonostante la vittoria scippata» (Twitter ha però aggiunto una postilla sulla infondatezza dell’affermazione sulla frode elettorale, impedendo ogni interazione o retweet del post).

These are the things and events that happen when a sacred landslide election victory is so unceremoniously & viciously stripped away from great patriots who have been badly & unfairly treated for so long. Go home with love & in peace. Remember this day forever!— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) January 6, 2021

Mobilitata la guardia nazionale

La polizia della capitale aveva autorizzato inizialmente la manifestazione, ma poi la situazione è degenerata ed è stato necessario attuare un coprifuoco a partire dalle 18 e a fare intervenire agenti in tenuta anti-sommossa. «Chi non rispetterà il coprifuoco sarà sottoposto alla misura dell’arresto, gli eventi di oggi non sono state una proposta pacifica ma sommosse e comportamenti illegali e di questo dovranno rispondere» ha detto il capo della polizia di Washington Dc. Nel frattempo, come detto, è stata mobilitata anche la guardia nazionale. Il giudizio più tranchant sulla notte della non democrazia americana arriva da un ex presidente Usa repubblicano, George W. Bush: «Questo è il modo in cui le elezioni vengono contese in una repubblica delle banane, non nella nostra repubblica democratica».

CORRIERE.IT

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