Il vento del nuovo anno

Ma tutte queste manovre hanno una loro debolezza intrinseca: e sta nel fatto che Conte non è Churchill. Non solo nel senso che non ha ancora vinto la guerra, ma che potrebbe anche perderla. A ben guardare, l’anno che sta per aprirsi rischia infatti di essere una prova troppo dura per questo governo. Il debito è cresciuto a dismisura, e per quanto Conte ripeta che finanziarsi non è un problema, ben 88 miliardi dei 127 di prestiti europei saranno destinati a vecchi progetti per sostituire finanziamenti nazionali e non indebitarsi ancora: il che ridurrà di molto la potenza di fuoco della «ripresa». La governance necessaria per gestire questi soldi è ancora un mistero avvolto in un enigma. Né gli italiani né l’Europa sembrano avere alcuna fiducia nella capacità di spesa della nostra burocrazia, e il rischio di sperperare soldi destinati agli investimenti in incentivi e sussidi è molto elevato, come ha paventato ieri il commissario Gentiloni in un’intervista a Repubblica. D’altra parte si è visto nell’ultima Finanziaria, approvata in fretta e furia, quanto il partito della spesa pubblica sia in preda a una vera e propria «euforia da deficit», al punto di sparpagliare altri 24,6 miliardi in interessi corporativi, operazioni di consenso e vere e proprie mance, come ha spietatamente spiegato ieri Sabino Cassese sul Corriere, così portando il disavanzo al 10,8% e il debito al 158%.

Che l’Italia esca presto e bene da questa emergenza è insomma tutt’altro che scontato. Pur essendoci entrata prima e peggio di tanti altri. Forse anche per questo la solidarietà politica tra i partiti di maggioranza è scesa sotto zero. Se si seguono i dibattiti parlamentari si vedrà che ogni gruppo applaude solo la dichiarazione di voto del suo rappresentante. Così il 2021 ci riserva la concreta prospettiva di una crisi di governo. O «pilotata» a gennaio, verso un nuovo Conte rimpastato (magari con aggiunta di un gruppetto di «responsabili» selezionati tra transfughi ed eletti all’estero, nella migliore tradizione del trasformismo italico). O «non pilotata» a luglio, quando il «semestre bianco» eliminerà del tutto il rischio di elezioni anticipate.

Un anno fa il premier Conte fu protagonista di un infortunio, pronosticando che il 2020 sarebbe stato un «anno bellissimo». Neanche per il prossimo siamo messi bene.

CORRIERE.IT

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