Covid, il Lazio resiste e blinda i confini: stop ai pendolari

Quindi la percentuale dell’11,5 per cento (la più bassa in Italia) di positivi sul numero di casi testati è incoraggiante. Ma proprio l’arma dei tamponi rapidi ha consentito di fare screening ad esempio nei porti e negli aeroporti, riducendo l’impatto (che comunque è stato pesante) del rientro dalle vacanze (senza i tamponi rapidi difficilmente sarebbero stati intercettati, ad esempio, i 3.500 tornati dalla Sardegna, che da asintomatici avrebbero alimentato il fuoco del contagio). Oggi gli indicatori che salvano il Lazio sono quelli dell’Rt (l’indice di trasmissione sceso a 1,04), una incidenza sul numero di abitanti accettabile (tra le regioni più virtuose è al settimo posto, con 224,29 casi ogni 100mila abitanti nell’ultima settimana, la metà di Lombardia e Piemonte), una discreta capacità di tracciamento, la probabilità di saturazione dei posti letto anche in terapia intensiva sotto il 50 per cento. Va tutto bene? No, per niente, ma va meno peggio che in altre regioni.

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Affanno

Ai drive in ci sono state code chilometriche e ora si sta sperimentando la formula della prenotazione, ma i tempi di risposta sono ancora lunghi; si sta pagando, probabilmente, il fatto di aver rifiutato a lungo l’apertura anche ai privati per l’esecuzione dei test molecolari, accentrando tutto sui laboratori pubblici (solo di recente su questo c’è stata una correzione di rotta). I pronto soccorso sono in estrema difficoltà, perché l’attivazione di nuovi posti letto (pianificati altri 2.000) va a rilento, per cui si sono creati dei “tappi”, con i pazienti Covid che restano anche quattro-cinque giorni in attesa di ricovero. Inoltre, la lentezza dei responsi dei tamponi fa sì che molti pazienti preoccupati, con i sintomi, corrano a chiedere aiuto ai pronto soccorso, intasandoli, perché sanno che lì sarà eseguito il test. In sintesi: tamponi rapidi e tracciamento, hanno evitato che l’epidemia finisse fuori controllo e dunque per ora il Lazio resta giallo, ma negli ospedali la situazione è complessa, ancora l’assistenza domiciliare non è sufficientemente efficace. C’è un altro problema: l’arrivo di altri pazienti da regioni confinanti. Martedì alla Prefettura di Roma si riunirà il Comitato per l’ordine e la sicurezza. Da una parte è necessario alzare il livello dei controlli, per evitare che comportamenti imprudenti compromettano i risultati raggiunti nel frenare il contagio, tenendo sempre conto che ogni giorno comunque si registrano oltre 2.600 nuovi casi positivi. Dall’altra si organizzerà la vigilanza sulle strade di ingresso dalle altre regioni, ma anche alle stazioni.

IL MESSAGGERO

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