Covid, il Lazio resiste e blinda i confini: stop ai pendolari

di Lorenzo De Cicco e Mauro Evangelisti

L’attesa disfatta di Roma e del Lazio, di fronte all’avanzata di Covid-19, non c’è. Insieme alla Sardegna, ha l’Rt più basso d’Italia, a 1,04. E come unica regione in fascia gialla del centro Italia, insieme al Molise, ora si troverà costretta a difendere i propri confini. Con uno scenario possibile: se, come avvenuto negli ultimi giorni, pazienti Covid campani verranno a chiedere aiuto ai pronto soccorso laziali, perché nella propria città gli ospedali sono allo stremo, ovviamente non saranno respinti. Però potrà scattare la segnalazione all’autorità giudiziaria, perché significa che quel cittadino ha violato la zona rossa. Non solo: controlli saranno organizzati anche nelle strade e nelle stazioni. I pazienti non giungono soltanto dalla Campania. Già nelle ultime tre settimane Pier Luigi Bartoletti, che guida le Uscar del Lazio (le squadre speciali anti Covid sul territorio) aveva registrato una situazione anomala: «Abbiamo trovato un centinaio di pazienti calabresi. Molti si sono trasferiti da parenti che abitano a Roma», racconta. Episodi che vanno a sommarsi agli accessi negli ospedali del basso Lazio, soprattutto a Latina, di malati provenienti da Napoli e Caserta. C’è chi è arrivato in macchina con la bombola d’ossigeno, come ha raccontato ieri il Messaggero. APPROFONDIMENTI

Campania zona arancione? È già fuga dei malati Covid verso il Lazio

La mappa

 Il Lazio è circondato. A sud c’è la Campania, a nord la Toscana, entrambe sono in fascia rossa, con limitazioni molto simili a quelle del lockdown. A est ci sono l’Abruzzo e l’Umbria, già in fascia arancione, solo lo stretto confine con il Molise consente al Lazio di comunicare con un’altra area di fascia gialla, dove le restrizioni sono meno pesanti. C’è di più: non solo Roma è l’unica grande città italiana che evita chiusure rigorose, ma è anche l’unica capitale d’Europa, se si esclude la virtuosa Germania, a restare a galla. Sono in affanno Madrid, Parigi, Londra, Vienna. La situazione è perfino più grave a Praga e Bruxelles, dove c’è una incidenza dei contagi doppia a quella di Roma. Va detto che il Lazio è stato aiutato dalla presenza nella Capitale di un centro di eccellenza delle malattie infettive come lo Spallanzani, che ha indicato la rotta soprattutto sul fronte del tracciamento e dell’utilizzo dei tamponi rapidi in modo massiccio, guarda caso con una scelta gemella di quella del Veneto che oggi è l’altra grande regione in fascia gialla. Ieri l’assessore regionale alla Salute, Alessio D’Amato, ha precisato: non è vero che il Lazio conta anche i test rapidi nel totale dei tamponi eseguiti (vengono inseriti solo quelli positivi con un valore molto alto che non necessitano conferma del molecolare).

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