Intervista a Giulio Tremonti: “Non vi illudete, Biden non è il vaccino del sovranismo”

Professore, sul sito dell’Aspen ho visto una sua foto con Biden. Ma lei non era un sostenitore delle tesi di Trump?

Le rispondo così. Dall’America stanno arrivando due tipi di vaccino: un vaccino medico e un vaccino politico. Il vaccino medico è quello anti-Covid, quello politico sarebbe, a detta di alcuni, contro il virus del populismo. Potrei dire che nella foto ho l’antidoto!

Ha cambiato idea?

Nient’affatto. Sono confidente sul vaccino medico, ho molti dubbi sugli effetti sul vaccino politico.

Quando vinse Trump, disse: “È finita la globalizzazione”. Oggi che titolo dà?

Che viene fuori un mondo di mezzo, perché nessuno vince abbastanza.

Cioè Biden, secondo lei, non rappresenta la vittoria di un’idea opposta della globalizzazione rispetto al suo avversario? Tesi ardita.

All’origine c’è stato, e in parte c’è ancora, il confronto tra due visioni del mondo, tra due vettori della storia. Il vettore che ha spinto verso la globalizzazione, il vettore che spinge al ritiro dalla globalizzazione. Flashback. Io credo, per capire quello che sta succedendo, si deve guardare più che a Biden al presidente Obama.

Non la seguo.

Novembre 2016, Berlino. Obama, commentando la vittoria di Trump, dice: “Non è la fine del mondo, ma è la fine di un mondo”. In questo modo centrava il punto essenziale. Il mondo di Obama è iniziato con la globalizzazione e si è sviluppato dentro la globalizzazione, prima con gli otto anni di Clinton e poi col suo doppio mandato. Nel suo discorso di insediamento, un discorso bellissimo, Obama dice: “Non abbiamo un passato che ci unisce, abbiamo un futuro verso cui dobbiamo andare”. E quale era il futuro?

Quale?

L’“uomo nuovo” e il “mondo nuovo”. L’uomo nuovo era quello costruito con le regole del politically correct e, a volte, criteri che avrebbero creato qualche imbarazzo al pur decadente imperatore Eliogabalo: dalla horizontal family come le toilette per gender. Il mondo nuovo è quello che esporta la democrazia nel mondo come se questa fosse un McDonald, superando i confini di Westfalia. In principio è stata la Jugoslavia, da ultimo la Siria.

Il futuro allora andò in un’altra direzione, bene. Torniamo all’oggi.

Per capire l’oggi è fondamentale quel passaggio di Obama. Data quella visione del mondo, Trump ha fatto il geometrico opposto: Patria e tradizione, più America e meno Asia, la conservazione degli usi e dei costumi, in forme se vuole anche pittoresche. Ma, alla base, comunque il confronto tra due visioni del mondo.

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