Federalisti solo quando conviene

di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

La faccia dura la vogliono tutti, basta che che sia quella degli altri. Federalisti a intermittenza, i nostri governatori. Quando capiscono che “non andrà tutto bene”, che il Paese è sull’orlo di una crisi di nervi e vedono il presidente del consiglio Conte perdere ben sette punti di gradimento in una settimana, quando insomma sentono puzza di bruciato, ecco che i presidenti di regione chiedono una “linea nazionale” e vogliono che sia il governo centrale ad assumersi l’onere di un lockdown generale e misure drastiche. E dire che nella maggior parte sono i governatori che si erano spinti avanti nel rivendicare l’autonomia, addirittura promuovendo modifiche costituzionali o referendum.

Invece adesso, no. Il federalismo diventa un’opzione tra le tante. Nonostante che la tutela della salute sia materia regionale per eccellenza e nonostante la pandemia abbia assunto proporzioni e caratteristiche differenziate a seconda dei territori. Non solo regionali, peraltro, ma addirittura provinciali. Nonostante infine che una delle critiche più serrate, e anche giustificate, rivolte lo scorso marzo a Conte da numerose regioni fosse proprio quella di aver affrontato realtà diverse con provvedimenti analoghi. La scure del lockdown si abbattè con la medesima forza sul lazzaretto della Lombardia e su un sud ai tempi immune al virus.

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