“La mascherina è il vero vaccino anti Covid”. Il farmacologo: ma al Sud si rischia grosso

di MASSIMO CUTÒ

Crescono i contagi in Italia: quasi 6mila in più nelle ultime 24 ore. Però c’è un altro dato e riguarda il numero record dei tamponi effettuati: sono 133mila, cioè +3.600 rispetto a venerdì. Buone o cattive notizie? La situazione resta confusa. Difficile anche stabilire se stiamo vivendo la famigerata seconda ondata del Covid. “Io credo che questa sia un’evoluzione della prima”, dice Giuseppe Remuzzi, 71 anni, nefrologo e direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri. La sua diagnosi è che a rischiare, stavolta, sia soprattutto il Sud. Adesso e in una prospettiva a breve termine.

Professore, la situazione si è rovesciata rispetto a cinque-sei mesi fa?

“Prendo in esame un riferimento preciso: i ricoverati nelle rianimazioni. Dove il virus ha colpito duro, nel pieno dell’epidemia, i pazienti in terapia intensiva sono oggi un’entità trascurabile. Nessuno a Bergamo, pochi a Milano, pochi in Emilia-Romagna. Pochi o addirittura nessuno anche nelle Marche. Quella che davvero mi preoccupa è in particolare la situazione di Campania e Lazio”.

Che cosa devono fare quelle regioni?

“Prepararsi con enorme attenzione. Hanno 4-5 settimane di tempo per organizzare le strutture territoriali e mettersi in sicurezza: in questo momento il contagio è gestibile, da metà novembre non più”.

Il Nord è immune?

“Vorrei poterlo dire, ma non è così. È vero però che in certi luoghi il virus circola meno. Ed è meno violento. Si registra un’immunità naturale nella popolazione settentrionale, pur senza essere di gregge. Chi è guarito dal Covid ha sviluppato gli anticorpi ed è più refrattario al virus. Inoltre esiste una pre-existing immunity: nel sangue di alcuni donatori, congelato dieci anni fa, sono stati trovati linfociti capaci di uccidere il coronavirus”.

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