Riforme, la proposta del Pd: “Revisione del bicameralismo, sfiducia costruttiva e revoca dei ministri”



2) valorizzazione del Parlamento in seduta comune, al quale sarebbero affidate competenze quali il voto di fiducia del presidente del Consiglio dei ministri entro dieci giorni dalla sua nomina da parte del presidente della Repubblica; la votazione di mozioni di sfiducia costruttiva; l’approvazione della legge di bilancio e del rendiconto consuntivo; l’autorizzazione all’indebitamento; la formulazione di indirizzi al governo nell’imminenza di riunioni del Consiglio Europeo; l’approvazione delle leggi di revisione costituzionale e delle altre leggi costituzionali; l’approvazione dei trattati internazionali;

3) Differenziazione delle funzioni delle due camere, nel senso di prevedere che il Senato, che continua ad essere eletto a suffragio universale, sia permanentemente integrato con la presenza di un senatore per ogni consiglio regionale o di provincia autonoma, eletto con maggioranza qualificata e titolare di tutte le prerogative proprie degli altri senatori salvo quelle relative al Parlamento in seduta comune. In questo quadro si avrebbe una parziale specializzazione sia del Senato (che sarebbe caratterizzato non soltanto dall’avere nel suo seno un numero di rappresentanti delle Regioni e delle Province Autonome pari a circa il dieci per cento dei suoi membri elettivi, ma anche dal fatto di detenere in esclusiva il potere di inchiesta e di avere un potere significativo sui principi della legislazione concorrente e sul federalismo fiscale, superabile dalla Camera solo a maggioranza assoluta dei componenti) sia della Camera, alla quale verrebbe riservato il voto finale su tutte le leggi tranne quelle rientranti nelle già citate attribuzioni del Parlamento in seduta comune. Su questo impianto parte la raccolta di firme che consegneremo ai capigruppo di Camera e Senato per sostenere la necessità di una svolta in questo campo”.

Immediata la reazione di Italia Viva: “Ci fa piacere che sia stata colta la nostra sollecitazione di rimettere al centro dell’agenda il superamento del bicameralismo e l’istituto della sfiducia costruttiva; è ciò che abbiamo proposto nei giorni scorsi e che ora anche il Pd dice di volere. È chiaro che qualsiasi proposta annunciata ora alla vigilia del referendum ha scarso valore – ha detto il capogruppo di Iv in commissione Affari costituzionali alla Camera, Marco Di Maio – Logica vorrebbe che prima si avviassero queste riforme portandole a conclusione (con il coinvolgimento di almeno una parte dell’opposizione) e poi si discutesse di legge elettorale. Perché è del tutto evidente che la legge elettorale ha un valore molto inferiore a questi interventi. In ogni caso, penso si debba rimandare tutto al 22 settembre. Le cose presentate adesso a ridosso del referendum e delle elezioni regionali hanno scarso valore”.

REP.IT


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