Ai funerali di Willy un paese e un premier contro la mitologia delle violenza

Giuseppe Conte l’ha definita “mitologia della violenza” ed è nella necessità della battaglia per contrastarla che il presidente del Consiglio e Paliano, il paese di Willy, si sono ritrovati uniti stamattina. Battaglia prima di tutto culturale, ha rimarcato il premier, uscendo dal campo sportivo dove, nel silenzio rotto solo dalle parole di Monsignor Parmeggiani e dai canti liturgici, si erano appena celebrati i funerali del ventunenne di origini capoverdiane ucciso a calci e pugni sabato scorso a Colleferro.

Obiettivo, traguardo da raggiungere – la battaglia contro la mitologia della violenza – e collante per il Paese intero che, ha fatto capire Conte deve farne una priorità, mettendola al centro dell’educazione. A cominciare dalla scuola, che riapre lunedì. “Questo sarà l’anno dell’emergenza sanitaria ma deve essere anche l’anno scolastico dell’inclusione e del contrasto al bullismo”, ha precisato, invitando a concentrare “tutte le energie mentali, l’attenzione che a tutti i livelli stiamo mettendo sull’emergenza sanitaria anche sul contrasto al bullismo, contro il linguaggio di odio e di violenza”, perché “le parole sono pietre a tutti i livelli”. Impossibile non cogliere un riferimento a quella richiesta “di galera a vita per gli infami assassini” postata qualche ora prima da Matteo Salvini, su Facebook, “da italiano e da papà”. Presa di distanza, nelle parole e nei toni, certo dal segretario della Lega, ma soprattutto da certa destra estrema che lo considera un riferimento, associata agli aggressori di Willy e dalla quale il senatore del Carroccio mai si è dissociato nettamente. Conte non nomina il fascismo, pure evocato per l’omicidio di Willy, ma indica nel “quadro dei valori su cui si fonda la nostra civiltà, il nostro vivere sociale” l’obiettivo da raggiungere per contrastare, appunto quella “mitologia della violenza”, coltivata in “alcune frange, alcune sacche sociali. Per estinguerla, serve una mobilitazione “a tutti i livelli – famiglie, insegnanti, politici, giornalisti”.

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