Perché Elly Schlein dà così fastidio

di Susanna Turco

Ma persino i voti, le preferenze, ritenevano non fossero miei. Un dirigente del Pd me l’ha proprio chiesto: “Ma tu, di chi sei figlia?”». Una frase smozzicata rimasta fuori dalla lunga e densa intervista a Elly Schlein  pubblicata domenica dall’Espresso torna in mente adesso che il web è stato sommerso dal servizio che il settimanale gli ha dedicato: migliaia di tweet, storie, post di persone che si sono sentite riconosciute in un modo o nell’altro, nella loro domanda di futuro, si sono rispecchiate negli interrogativi e le questioni di una giovane politica, una che il problema della distanza con la realtà lo sente tutti i giorni; e non da una posizione di opposizione e protesta, ma stando dentro le cose, governandole.

L’avevamo lasciata fuori, quella frase, perché conteneva molti elementi impliciti, risaliva troppo indietro nella serie delle cause: il maschilismo nei partiti, anche in quelli di sinistra e nel Pd in maniera plastica, un Paese ancora troppo patriarcale.

Ricordavamo però che Elly Schlein era stata l’unica donna in un parterre tutto di uomini, nella giornata finale della kermesse “Tutta un’altra storia” voluta da Zingaretti all’inizio della campagna elettorale emiliana, a novembre 2019. E che, significativamente, quella domenica al Fico di Bologna l’unica altra a salire su un palco di tutti uomini, era stata la moderatrice. Una donna sul cui ruolo, interrogati, gli astanti in prima fila avevano laconicamente risposto: «È la fidanzata di». Un episodio fra tanti che si cita per ricordare come ancora una volta, la politica possa essere lontanissima persino dall’uguaglianza che predica. Lo testimonia la frase «di chi sei figlia»: difficile (impossibile?) che a una donna sia attribuita sufficiente credibilità da pensare che possa avercela fatta da sola, senza padri, padrini, capi corrente, capi fazione, capi partito. Una banalità.

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