Incroci pericolosi da Di Maio

Tutti Stati, con l’eccezione di Oslo, che non hanno ancora chiuso la porta definitivamente a Huawei. L’Europa sembra essere il campo di battaglia decisivo per il gigante tecnologico, considerato da Washington un cavallo di Troia dei servizi cinesi, e i riflettori sono puntati soprattutto sulla Germania: Berlino ha annunciato che prenderà a breve, in autunno, la propria decisione e la tempistica del viaggio di Wang è mirata. Finora Angela Merkel si è tenuta le mani libere. Se alla fine dovesse cedere alle pressioni statunitensi e seguire l’esempio di Londra, che a luglio si è impegnata a rimuovere Huawei dalla sua rete 5G entro il 2027, molti Paesi ancora incerti nell’Ue potrebbero accodarsi. Se i cinesi dovessero invece spuntarla, Donald Trump ha promesso ritorsioni, in particolare nella collaborazione dei servizi di intelligence. Ammesso che dopo novembre ci sia ancora lui alla Casa Bianca. E ammesso che, nel frattempo, l’Ue non adotti una politica comune su questo fronte. 

In Italia si è mosso il Copasir a guida leghista di Raffaele Volpi, che ha ribadito ” rischi legati alle tecnologie cinesi alla luce delle due leggi di Pechino (National Security Law e Cyber Security Law) che regolano il rapporto dei cittadini con l’intelligence”, ha spiegato il presidente della commissione parlamentare, invitando il Governo italiano a decidere: “Nessuno ha ancora capito cosa intende fare il nostro Governo su tale questione che tocca anche i rapporti nell’alleanza Nato, non soltanto con gli Stati Uniti”. Non c’è solo il 5G, però, il Copasir ha recentemente acquisito un documento di sintesi, da parte degli organismi di intelligence, sugli interessi espressi da compagnie cinesi verso l’area strategica di Taranto ovvero gli impianti industriali Ilva e l’affidamento della gestione del porto della città pugliese. “Tale report e i conseguenti approfondimenti – spiega Volpi – saranno discussi dal Comitato nella prima seduta utile”.

Wang intende parlare con Di Maio soprattutto di cooperazione economica, ma anche della risposta alla pandemia e della “salvaguardia del multilateralismo”. Non è escluso che possa avere un contatto anche solo telefonico con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, mentre da escludere è che possa vedere l’attivista per la democrazia di Hong Kong, Nathan Law. Il quale porta le richieste del “suo” popolo anche sul tavolo di Di Maio: affrontare nel colloquio la situazione nell’ex protettorato britannico ma anche altri temi scomodi per la Cina, come le violazioni dei diritti umani, la persecuzione dei cristiani e gli abusi denunciati sulla minoranza uigura.

L’HUFFPOST

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