Coronavirus, il governo sfida le Regioni su movida e falò: «dovete vietarli»

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Il governo è pronto a impugnare le ordinanze regionali che non impongono il rispetto del divieto di assembramento. È questo l’avvertimento che il ministro delle Autonomie, il dem Francesco Boccia, ribadirà oggi ai governatori convocati per un nuovo confronto in vista del Ferragosto. Ma se i presidenti dovessero tirare dritto sulla linea morbida, il governo potrebbe anche procedere con un nuovo provvedimento. E se nel Comitato tecnico-scientifico c’è chi non esclude di allungare la lista dei Paesi «a rischio», per i quali è obbligatorio sottoporsi al tampone appena arrivati in Italia, il ministro della Salute, Roberto Speranza, aspetta di vedere l’esito dei controlli richiesti a chi torna da Spagna, Croazia, Malta e Grecia.

Limitare la movida

E non c’è solo il fronte dei rientri da monitorare. L’impennata dei contagi convince Speranza a imporre una nuova stretta su discoteche, feste e falò in spiaggia. Il distanziamento sulla pista da ballo e l’obbligo di mascherina quando non si riesce a stare lontani almeno due metri, non appaiono garanzie sufficienti a impedire la trasmissione del Covid-19 tra i giovani, la fascia d’età che sta suscitando le preoccupazioni più forti. Quindi la scelta è fatta: limitare la movida seguendo il decreto del 7 agosto. Con quelle norme il governo aveva recepito il parere del Comitato tecnico-scientifico, che aveva manifestato contrarietà alle linee guida per i gestori dei locali notturni. Un documento che era stato giudicato «irricevibile» dagli esperti proprio perché non contemplava obblighi per i clienti né tantomeno sanzioni per chi non rispettava le regole.

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